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lunedì 15 settembre 2008

- una lettera di Margherita Hack sul Lodo Alfano (censurata)

Questo testo è stato inviato alla rivista Micromega dalla nota astronoma Margherita Hack: "lo scorso luglio ho mandato una lettera aperta a Napolitano a Corriere, Stampa, Repubblica, Unità e Piccolo di Trieste. Che io sappia nessuno l’ha pubblicata. Lettera aperta al Presidente Napolitano Caro Presidente, ho sempre avuto grande stima per Lei e per la sua lunga militanza democratica. Perciò non capisco come abbia potuto firmare a tambur battente una legge indegna di un paese democratico come il lodo Alfano. Lei dice che la sua firma è stata meditata, e forse intendeva dire che lo considerava il male minore. Ma io, e come me molti italiani che hanno ancora la capacità di indignarsi di fronte alle violazioni della Costituzione da parte di una destra arrogante, non capiscono come sia possibile varare una legge apertamente incostituzionale. La Costituzione afferma che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, e quindi anche senza essere giuristi, non si capisce come quattro cittadini siano più eguali degli altri (e migliaia meno eguali, come i clandestini, che, se delinquono subiscono un aggravio di condanna). Scandalizza l’impudenza di Berlusconi, che appena varata la legge esclama: finalmente libero dalla persecuzione della magistratura. Non si configura in questa frase un oltraggio alla magistratura? Per quanto ne so, Lei aveva trenta giorni di tempo per firmare, poi avrebbe potuto rimandare alle camere la legge per sospetta incostituzionalità, e solo dopo il secondo riesame avrebbe dovuto comunque firmarla. Io credo che per amor di pace non si debba essere troppo acquiescenti con una destra antidemocratica. E’ già successo una volta, ottantasei anni fa." Margherita Hack (8 settembre 2008)

domenica 14 settembre 2008

- Il genio della Giustizia Angelino Alfano

I detenuti in Italia sono quasi 60.000 e le carceri ne possono contenere al massimo 45.000. Ora noi abbiamo un ministro della giustizia (delle carceri?) che è un vero genio. Ecco cosa ha proposto il giureconsulto di scuola agrigentina per risolvere il problema delle carceri (l’indulto di Mastella, votato due anni fa da una parte del centro-sinistra e da una parte del centro-destra, che pretese che fosse di tre anni per risolvere il problema Previti... non è evidentemente servito a nulla): 1) Mettiamo il bracciale elettronico ad un certo numero di detenuti, diciamo un 7.400. 2) Espelliamo i detenuti stranieri. Bene: 1) il bracciale elettronico era stato sperimentato da un altro genio della giustizia, il leghista Castelli, tra il 2003 e il 2005 (400 braccialetti per il costo di 11 milioni di euro...), ma la sperimentazione naufragò. Perché la centralina che conferma la presenza del detenuto in casa salta quando viene spolverata o sfiorata da un bambino o se il detenuto si immerge in una vasca da bagno o se scende in cantina. Le forze di Polizia non ne hanno voluto più sapere di quell'aggeggio. Se poi il ministro invece di sperimentarlo su 400 volesse mettere in atto questo geniale provvedimento per 7-8.000, come ha promesso, la spesa salirebbe almeno a mezzo miliardo di euro (c’è chi dice 3 miliardi, ma forse è una previsione eccessiva). Un’idea senza né capo né coda. Bene: 2) vediamo l’espulsione dei “delinquenti” stranieri. Se si usa il foglio di via, uno passa la frontiera oggi e ritorna domani, altrimenti bisogna “accompagnarlo” al suo paese e per questo bisogna trovare i soldi per pagare il biglietto a migliaia di persone. Ma non solo il biglietto, anche il costo della sua eventuale prigionia nel paese d’origine. A parte il messaggio che si dà in questo modo (se delinqui ti mando via, mentre i delinquenti italiani li punisco e li metto in prigione...) cosa risolverebbe l’iniziativa del nostro ministro? Toglierebbe un 4-5.000 persone da carceri che sono sovraffollate di 15.000 unità (e le previsioni, ma queste sono scientifiche, dicono che il sovraffollamento aumenterà di altre 15-20.000 unità entro i prossimi due anni). Trovate informazioni più dettagliate a questo indirizzo: http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/print/2016103.html Ma chi è questo giovane siciliano divenuto ministro tra la sorpresa generale e noto per il famoso Loda (pardon, Lodo) Alfano che ha reso intoccabile il presidente del Consiglio e le altre maggiori cariche dello Stato? Nel febbraio del 2002 un video (acquisito dalla Procura di Palermo) girato alla festa di nozze della figlia del capomafia di Palma di Montechiaro, Croce Napoli, mostrava il giovane deputato nazionale di Forza Italia, Angelino Alfano, baciare il capomafia. Di fronte a questa esperienza, Silvio si è dovuto inchinare e nominare subito Angelino ministro. Chi meglio di lui può combattere la mafia ? (fonte: http://ilpopolosovrano.splinder.com/post/18116218/Parliamo+di%3A+Angelino+Alfano ) Vincenzo Masotti

lunedì 8 settembre 2008

- Fini, il fascismo e il governo Berlusconi

di Raniero La Valle Era uno scandalo che il ministro della difesa, celebrando la resistenza romana dinnanzi al presidente della Repubblica, avesse ripreso il tema dell’equivalenza tra antifascisti e repubblichini di Salò, i quali avrebbero combattuto anch’essi credendo di difendere la patria. Uno scandalo perché se il ministro della difesa non sa distinguere tra vera e falsa difesa della patria, quale patria oggi sarebbe pronto a difendere? Altrettanto inquietante era stata la rivalutazione del fascismo, a parte gli ebrei, fatta dal sindaco di Roma. Se per giudicare un regime nefasto si distingue tra male assoluto e relativo, riservando la condanna al solo male assoluto, allora nessun regime potrebbe essere condannato, perché il male assoluto, grazie a Dio, non esiste, quando perfino ad Auschwitz, come ci ha mostrato Roberto Benigni, si può dire che “la vita è bella”, se può fiorirvi l’amore anche di uno solo. Dopo il fermo rimprovero del Presidente Napolitano, in difesa della Costituzione, Gianfranco Fini è corso ai ripari, rivendicando i valori dell’antifascismo, che dovrebbero essere fatti propri anche dalla destra; anzi è proprio perché non c’è stata una destra in grado di riconoscersi nei valori antifascisti, secondo Fini, che “libertà, uguaglianza e giustizia sociale”, che sono i fondamentali postulati costituzionali, hanno avuto vita difficile in Italia. Tutto bene allora? Certamente è bene che a rivendicare le radici antifasciste della Repubblica, sia proprio il leader di quella destra che del fascismo si era presentata come erede. Ma al di là della disputa storica sulla periodizzazione del fascismo, e dell’opportunismo politico che può aver ispirato la presa di posizione di Fini, resta il fatto che la questione del fascismo è ancora aperta in Italia, ed è proprio la destra a rendere legittima una interpretazione della politica italiana in termini di fascismo o antifascismo. È una constatazione importante, perché finora tutti i tentativi di denunciare come fascismo le linee maestre dell’azione politica di Berlusconi, o il razzismo della Lega, e l’allarme sul pericolo fascista insito nelle riforme delle leggi elettorali e della stessa Costituzione, sono stati bollati come ideologici e insostenibili, con l’argomento che la storia non si ripete e in nessun caso in Italia potrebbe riprodursi una sciagura come quella fascista. Invece potrebbe ripetersi, ed è proprio la destra di governo a risuscitarne il fantasma. Certo il fascismo non tornerebbe con le camicie nere e l’olio di ricino (oggi si usano le spranghe), ma al di là delle forme, c’è un contenuto profondo del fascismo, un classismo ontologico, un’antropologia della disuguaglianza, una concezione esclusivista del potere, un primato della forza e, non ultimo, un culto del denaro, che fanno del fascismo un archetipo politico che sottende e può esplodere in qualsiasi società. L’antidoto è la cultura, l’informazione, l’educazione a uno spirito non gregario, la dignità della critica, la pace con i vicini e la pace con i lontani; ed è per questo che il fascismo arriva con la denigrazione della cultura, con la lotta contro la scuola, con la omologazione mediatica dei cittadini, con l’esaltazione della capacità comunicativa come capacità di governo, con la costruzione del nemico, con l’appello alla paura. L’esperienza storica è che il fascismo si prepara molto tempo prima che si impadronisca del potere, quando ancora non si immagina che la strada imboccata porti a quell’esito. Per questo i costituenti presero le loro precauzioni, vollero una Costituzione non “afascista”, ma antifascista; dove l’antifascismo non stava nelle norme transitorie e nel divieto della ricostituzione del partito fascista, e nemmeno nell’affermazione puramente formale delle libertà. Esso stava invece nel disegno e nella concezione stessa dello Stato; e si può dire che il discrimine fosse proprio nell’articolo 3 della Costituzione, laddove si attribuisce alla Repubblica un compito a cui lei sola è obbligata: quello di operare in positivo per rompere i condizionamenti economico-sociali che ostacolano o impediscono la libertà, l’eguaglianza, lo sviluppo personale dei cittadini e la loro effettiva partecipazione all’organizzazione del Paese. Da qui discendono due concezioni dello Stato. Se l’ideale è uno Stato minimo, più mercato e meno Stato, uno Stato senza soldi, meno tasse per tutti, quei compiti non li potrà assolvere. Ancora peggio, se uno Stato che ha bisogno del gettito fiscale per la scuola pubblica, per la giustizia, per la sicurezza, per lo sviluppo del Sud, per gli investimenti strutturali, e magari anche per l’Alitalia, per i treni, per i beni culturali, viene accusato di “mettere le mani in tasca agli italiani”, è chiaro che non potrà creare le condizioni di una convivenza giusta e pacifica, e non gli rimarrà che spendere i soldi che gli restano per la repressione e per le carceri. Ma è appunto da qui che nasce il fascismo, ed è qui che la politica stessa è fascismo. L'articolo uscirà sul prossimo numero del quindicinale di Assisi, "Rocca"

domenica 7 settembre 2008

domenica 31 agosto 2008

- l’inganno del taglio delle tasse. Paga Pantalone!

Non è neanche il caso di ricordare che il centro-destra aveva promesso, e non mantenuto, di tagliare le tasse tra il 2001 e il 2006. Non è neanche il caso di notare che il centro-destra alle elezioni del 2008 ha promesso, e non mantenuto, di tagliare le tasse. Ma come, dirà qualcuno, e il taglio dell’ICI per la prima casa? Vediamo: intanto l’ICI era stata tagliata già da Prodi per il 40 per cento, ma la questione è un’altra. La questione è che sono state tolte risorse ai Comuni. E allora questi che fanno? Ma perbacco, si indebitano, è ovvio. Negli ultimi dieci anni gli Enti Locali hanno emesso obbligazioni nella misura dell’870 per cento in più (ottocentosettanta per cento...) rispetto al 1998. Debiti per giunta avvelenati da una valanga di derivati: 35 miliardi in valore (fonte “La Repubblica” del 28 maggio 2008, pagina 13). I derivati sono una sorta di assicurazione su un’operazione finanziaria. Nati per ridurre o eliminare il rischio associato ad alcune variabili - per esempio i tassi di interesse, i cambi tra le valute, i prezzi delle materie prime - hanno finito per diventare prodotti finanziari altamente speculativi e molto complessi. In sostanza - dicono gli esperti - si tratta di “scommesse” pure e semplici, giocate da persone che quasi mai conoscono i meccanismi del gioco. Un po’ come il Lotto, che tanti italiani si ostinano a giocare, ignari del fatto che le probabilità di vincita sono le più basse di qualsiasi altra lotteria. Gli effetti dei derivati possono essere disastrosi (vedi scandalo Parmalat) e in genere si vedono solo dopo diversi anni. Così (si vada a vedere la trascrizione della trasmissione “Report” del 14 ottobre 2007 all'indirizzo www.report.rai.it) capiterà che per molte nuove amministrazioni dei prossimi anni arriverà la sorpresa di debiti accumulati dagli amministratori precedenti. Una follia. Il debito pubblico degli Enti Locali, dieci anni fa, corrispondeva allo 0.7 per cento del debito pubblico nazionale. Oggi corrisponde al 7 per cento. Sostanzialmente, molti dirigenti politici, purtroppo non sempre solo quelli di centro-destra, giocano a spostare i debiti da una parte all’altra e alla fine paga Pantalone, cioé noi contribuenti. Un esempio clamoroso, ma poco pubblicizzato da questo punto di vista, sarà la vendita dell’Alitalia, sempre che avvenga. La compagnia aerea nazionale - carica di debiti - verrà divisa in due compagnie. La parte “buona” verrà venduta ai privati (che ci faranno su profitti). La parte “cattiva” (Bad Company) quella con i debiti, non si sa che fine farà, ma si sa che i debiti verranno pagati dallo Stato, cioé da noi. Berlusconi è stato bravo a servirsi dell’Alitalia nella campagna elettorale? Eh sì, è molto bravo a prenderci in giro... La sua popolarità sarebbe la stessa se la gente fosse più informata e colta? Scuola, se ci sei, batti un colpo! Ma forse no, il ministro si chiama Mariastella Gelmini, è bresciana ed è andata a fare l'esame da avvocato a Reggio Calabria e si guarda bene dallo spiegare il perché. Vincenzo Masotti

venerdì 15 agosto 2008

- coraggio: c'è di peggio

- La truffa dell'immondizia rimossa

(da Micromega) di Pancho Pardi Il governo è la televisione. Ciò che si vede c’è, ciò che non si vede non c’è. La ripulitura del centro viene continuamente rappresentata e nella messa in scena scompaiono i suoi caratteri approssimativi. E pur vedendone l’aspetto precario, gli elettori di centrosinistra non possono non riconoscerla e allo stesso tempo devono ammettere la disastrosa insufficienza della classe dirigente di centrosinistra che ha lasciato marcire la situazione oltre ogni limite immaginabile per poi consegnare al mago la possibilità di usare la sua bacchetta magica. Se ha senso ora collaborare col governo perché non l’hanno fatto prima quando il governo era nostro? Perché hanno rinviato a dopo ciò che dovevano fare subito? Ora viene messa in scena la pulizia napoletana ma la regione resta invasa e inquinata. Discariche aperte d’autorità e militarizzate accolgono la spazzatura urbana e non si sa quanto ciò possa durare. Altre discariche vengono aperte nei luoghi meno densi di popolazione, meno problematici dal punto di vista del consenso elettorale, ma proprio perciò pregiati come riserve di spazio e di silenzio. La città invia la sua spazzatura lontano da sé e inquina luoghi che da sé non avrebbero mai saputo e voluto inquinarsi. L’Irpinia orientale deve subire gli effetti peggiori di una metropoli che non ha mai saputo trovare la misura per autoregolarsi. Gruppi spontanei testimoniano la realtà incombente della terra dei fuochi. L’area metropolitana è segnata da un reticolo di discariche occasionali, non estinguibili e di continuo rinnovate, dove i fuochi bruciano notte e giorno. I ritratti da satellite forniti da Google lo dimostrano. Vi si brucia di tutto, anche in immediata prossimità di insediamenti e colture. Sotto gli occhi dei tutori dell’ordine, nella piena consapevolezza delle popolazioni circostanti. Il Tg3 vi ha gettato un rapido sguardo. Gliene rendiamo merito, ma si può scommettere che la coltre dell’indifferenza organizzata cercherà di far dimenticare. A maggior ragione va sostenuta l’azione di chi, prima di tutto, esercita il diritto costituzionale all’informazione. Prima ancora di giudicare: raccontare e far vedere. Il compito del cronista indipendente dai poteri resta garanzia fondativa della democrazia. Non ha alle spalle il logo “Centesima visita nella terra dei fuochi” ma fa del suo meglio per mostrare la verità. PS: chi è interessato vada a vedere www.laterradeifuochi.it Si trovano una serie di video, pubblicati su YouTube che dimostrano che l'emergenza rifiuti in Campania non è finita.

venerdì 8 agosto 2008

- la paura del terzo millennio

Forse i nostri discendenti potranno dire con divertimento che la prima decade del XXI secolo era dominata dalla paura. La cosa curiosa è che si tratta di una paura indotta. Non è che la microcriminalità sia cresciuta (la grande criminalità, quella di omicidi, rapine, ecc. è diminuita) ma i mass media ci tempestano di notizie angosciose. E così, eccoci alle norme maroniane che permettono ai sindaci di emanare ordinanze spesso discutibili. Il colmo lo si è raggiunto con la multa comminata ad un lettore di libri, disteso sul prato di un giardino pubblico di una cittadina veneta. Sarà perché era straniero? Per non parlare del coprifuoco nei parchi di Novara o del divieto di stazionare in più di due persone oltre una certa ora. "La fantasia al potere" ha scritto Lidia Ravera, ironizzando su uno slogan del 68 "C'è di che preoccupare anche i più ottimisti. Che cosa si inventeranno i sindaci per compiacere l'arguto ministro? Deportazione di tutti gli stranieri inadeguati allo shopping? Arresto per detenzione di birra non regolarmente consumata con sovrapprezzo ai tavolini del pub? Fermo per adunata sediziosa agli incauti fidanzati che escono con una coppia di amici?" Si teme ogni cosa, ma soprattutto si teme di perdere quel tanto o poco che si ha. Ammesso che quello che si possiede sia qualcosa per cui valga la pena di aver paura. Fateci caso (vedi il blog www.mentecritica.net). Si teme che i propri figli siano bersaglio di cattive compagnie, ma non si fa nulla per educarli a capire. Li si abbandona ai loro passatempi, costosi e preferiti, finché sono abbastanza grandi da doverli raccomandare a qualcuno perché lavorino. Se siamo benestanti, si riesce a fare in fretta, se no si lavora a i fianchi il benestante di turno amico o feudatario cui devolvere la nostra imperitura gratitudine. Questa è la patria dei “dané” e solo quelli contano. Chi ha i “dané” ha paura più degli altri, ma è anche il peggior cattivo che ci sia. Ma RAGIONIAMO SERENAMENTE: la sensazione di insicurezza non nasce dalla crescita (che è molto limitata) dei crimini commessi da rom, extracomunitari di pelle nera, ex-comunisti albanesi o romeni. La paura nasce per l'incertezza della pena, per esempio a causa della legge che manda impuniti gli autori di gravi reati contro la persona per salvare il premier e i suoi amici. Oppure per l'indulto che rimette in libertà gente che non se l'è ancora meritata (Mastella e il centro sinistra saranno capaci di fare "mea-culpa"?) La paura cresce perché non c'è più un codice di valori condivisi (per esempio l'onestà, il rispetto per gli altri, la tolleranza, ecc.) nel quale formare i giovani e perché c'è una classe dirigente troppe volte beccata a intrallazzare, rubacchiare e commerciare all'ombra del proprio potere. Cerchiamo di non farci influenzare troppo. (per la cronaca, il libro che ha provocato la multa di cui sopra era "Cronache corsare" di Pasolini)

martedì 29 luglio 2008

- L'ALTRA CASTA

E' con molto dolore che mi sento di segnalare un libro del giornalista dell'Espresso Stefano Livadiotti: L'altra Casta, privilegi, carriere, misfatti e fatturati da multinazionale. Editore Bompiani (costo 15 euro). Perché in fondo il mio primo vero interesse per la poltica è nato nel 1968 in ambito Fiom (lavoravo in una fabbrica metalmeccanica di Casalecchio di Reno), perché credo che i sindacati siano un ganglio necessario ed essenziale della vita sociale del paese. Perché credo che storicamente abbiano molti meriti. Ma quali sindacati? Quali dei 1131 catalogati da una banca dati che si chiama "Unico lavoro"? Quali sindacati? Quelli che si oppongono all'attuazione dell'articolo 39 della Costituzione (che tra le altre cose prevede che i sindacati abbiano una personalità giuridica e che siano rappresentativi in "proporzione" al numero degli iscritti)? Quali sindacati? Quelli descritti da Mimmo Carrieri della CGIL? Il libro non mi piace, perché non è scritto molto bene (Livadiotti non è Stella...), perché ogni tanto mancano le fonti di notizie importanti, perché mi fa star male. Eppure credo sia necessario leggerlo (ancora non sono arrivto alla fine!) perché non si può nascondere la testa nella sabbia e perché questo sindacato ha bisogno di una profonda riforma. Auguri! Vincenzo Masotti

giovedì 24 luglio 2008

- ROM che fanno notizia

Dall'Unità del 24 luglio 2008. Un’intera pagina del Corriere della Sera, è dedicata al rapporto che il nostro Paese ha instaurato con i Rom. «Bombe molotov in un campo nomadi della capitale: baracche lambite dalle fiamme, abitanti in fuga», leggo, ed è il resoconto dell’ennesima scorribanda aggressiva della «peggio gioventù», quella che per futili motivi minaccia la vita di donne e bambini, distrugge roulotte, lascia divorare dal fuoco oggetti e provviste, vestiti e suppellettili domestiche. Sotto questa secca cronaca della vigliaccheria, con l’occhiello «Polemica», si dà conto dei poco lusinghieri commenti che alcuni bagnanti italiani, in pieno coma estivo, ci hanno guadagnato all’estero. Titolo: «Le foto della vergogna». La copertina dell’“Indipendent”, riprodotta sul Corsera, mostra un tizio che passeggia sul lungomare digitando il telefonino e un’altra sotto l’ombrellone a balneare: mezzo metro più in là i corpi esanimi di due ragazzine annegate. Rom, naturalmente. Se fossero state le figlie di qualcuno che, come gli altri, stava per addentare la sua fetta di anguria, l’umore dei vacanzierati sarebbe stato ben diverso: la spiaggia della vergogna era vicino a Napoli… e lì le creature sono «piezz’e core» no?. A rifinire la triste pagina 19, un colonnino evidenziato in azzurro, sotto l’occhiello «Maroni» ( uno dei più preoccupanti), ci rassicura: «Impronte solo a chi ha compiuto 14 anni». Per i Rom «minori di 14 anni,ma maggiori di 6, le impronte potranno essere acquisite solo ai fini del rilascio del permesso di soggiorno». E perché? Perché un bambino di sette anni può ricevere il permesso di abitare nel nostro paese, solo se schedato? E un quattordicenne? Deve sentirsi trattato da criminale in quanto Rom? Certo che sì, così ci sono buone probabilità che lo diventi veramente. (omissis) www.lidiaravera.it

mercoledì 23 luglio 2008

mercoledì 16 luglio 2008

- sicurezza? per me e per gli amici degli amici

Il pacchetto sicurezza votato ieri, martedì, alla Camera contiene una modifica inserita a sorpresa lunedì. La sorpresa è questa: chiunque sia accusato di un reato (tranne quelli più gravi di mafia e strage) può chiedere il patteggiamento anche durante il processo e non più soltanto nelle udienze preliminari. Otterrà così lo sconto di un terzo della pena. Per esempio: una condanna a sette anni e sei mesi viene ridotta a cinque anni, più tre anni di indulto si va a due e si viene affidati ai servizi sociali... Praticamente nessuno andrà più in galera, con tanti saluti per la "certezza della pena". La cosa riguarderà reati come lo stupro, lo spaccio di stupefacenti, la ricettazione, il falso in bilancio, la corruzione e via delinquendo... Donatella Ferranti, capogruppo PD alla Camera nella commissione giustizia (con la g minuscola?) dice: "Mi chiedo se, dopo aver fatto per sé il Lodo Alfano, ora Berlusconi vuole fare un regalo ad una parte dei suoi elettori". Cari amici elettori della Lega Nord, è questa la sicurezza che volevate? PS: a chi non lo avesse presente, ricordiamo che il Lodo Alfano prevede l'immunità alle quattro maggiori cariche dello stato per ogni tipo di reato, anche non inerente le funzioni istituzionali. Questo non avviene in nessun paese civile. Attualmente il premier israeliano Olmert è sottoposto ad interrogatori stringenti perché sospettato di corruzione. Che i magistrati israeliani siano comunisti?

lunedì 7 luglio 2008

- presa di posizione del Partito Democratico sulle politiche del Governo

Conferenza stampa di lunedì 7 luglio 2008. con Stefano Tosi, consigliere regionale, Daniele Marantelli, deputato, e Paolo Rossi, senatore del Partito Democratico In sintesi: “ Il PD vuole affrontare i problemi del Paese che i cittadini hanno davanti quotidianamente” “ Il PD all’inizio della Legislatura ha proposto di confrontarsi in Parlamento in modo nuovo, senza pregiudizi” “ Il Presidente del Consiglio e le misure del Governo su molti temi vanno nella direzione opposta” “ Il Presidente del Consiglio ricerca lo scontro frontale per nascondere le difficoltà del Governo che non aggrediscono i nodi fondamentali che impediscono lo sviluppo dell’Italia ” “ Il PD propone una opposizione di proposta, non vogliamo offrire alibi a Berlusconi né tornare a schieramenti non in grado di governare ” “ Il PD inizia una raccolta di firme, 5 milioni entro il prossimo autunno, per riportare il dibattito politico nella giusta direzione, per evitare che si avveleni il confronto” “ Il PD avanza una sua iniziativa per sostenere il Paese ed è al fianco dei cittadini e delle imprese” I temi su cui il Governo va nella direzione sbagliata : > Si rafforzano i poteri forti rispetto al cittadino (la concessione per le autostrade è stata confermata senza una gara, i servizi pubblici non aumentano la loro efficienza, le misure sui mutui li faranno costare di più per le famiglie) > Non si interviene sull’aumento del costo della vita (le accise dei carburanti non si riducono) > Non si interviene sul fiscal drag, con l’aumento dell’inflazione si riduce il potere d’acquisto. La pressione fiscale aumenterà fino al 2013. (in questo modo si vanifica la riduzione dell’ICI, per il 40% già introdotta in precedenza, e la riduzione della tassazione degli straordinari, comunque minore rispetto alla precedente riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro e sui salari) > Si bloccano i processi per stupro, rapina, sequestro di persona, estorsione …. > Su Alitalia si sta andando all’aumento della richiesta di risorse che graveranno sulle tasche dei cittadini, senza alcuna garanzia sul futuro di Malpensa > Sul federalismo a velocità variabile e sul federalismo fiscale non c’è ancora una proposta dell’insieme del Governo > Non si seleziona la spesa pubblica > Non si mantengono le previsioni di investimento sulle politiche infrastrutturali > Si riducono i commissariati, le volanti e si prevedono 7.000 poliziotti in meno > Si annuncia il taglio delle spese e degli investimenti in Sanità o la reintroduzione dei ticket > Si accentra a livello nazionale il Fondo sulla casa, riducendo la possibilità di intervento nelle Regioni > Non si valutano gli effettivi Enti inutili, inserendo nei tagli anche enti come il CAI > Si taglia nella scuola senza valutare l’effettiva presenza di personale

domenica 29 giugno 2008

- la piovra 3 (1987)

dialogo tra il senatore Tarsoni (interpretato da Giampiero Albertini) e il professor Mattinera (sottosegretario alla difesa? interpretato da Lino Capolicchio) Mattinera: - Adesso cosa farà? Tarsoni: - La denuncerò. - Ma io ho un ruolo pubblico importante in questo paese, migliaia di persone mi danno la loro fiducia. - migliaia di persone che lei ha ingannato. - Non è vero. La gente non ti sceglie per ideali. No. La gente ti sceglie per interesse, e questi interessi io rappresento. (e nel 2008? quale sceneggiato?)

sabato 28 giugno 2008

- ci vuole più coraggio?

Pubblico parte di un articolo di Eric Jozsef (foto), corrispondente di Libération e di Le Temps, realizzato per la rivista "Internazionale". E' una provocazione che suggerisce però qualche riflessione (vm): "Gli errori di Veltroni. Nel suo giro d'Italia in pullman, c'era sempre una parte dei discorsi di Walter Veltroni che funzionava a meraviglia. Era quando il candidato del Partito Democratico sosteneva: - il paese ha bisogno di nuovo, di coraggio, di rischiare. Fatemi usare questa parola, la parola rischiare. Rischiare in Italia è una parola che ha una connotazione negativa. In altri paesi, rischiare è una parola di energia -. (omissis) Come per Ségolène Royal in Francia, la candidatura di Veltroni, che all'inizio rappresentava un cambiamento, una rottura con il passato, si è arenata di fronte alla mancanza di proposte concrete. (omissis) Non si convince l'elettorato promettendo di cancellare cinquemila leggi senza dire quali. Non si vince ignorando l'Europa quando la costruzione europea è alla radice del progetto del PD. Non si conquista il Nord senza dire chiaramente che Antonio Bassolino dovrebbe farsi da parte. (omissis) La parola rischiare: rischiare di dire la sua su Alitalia. Parlare di conflitti d'interesse non solo contro Berlusconi, ma per un migliore funzionamento dei mercati. Rischiare di dire che l'Italia non uscirà dal berlusconismo finché saranno dominanti i valori culturali diffusi dalle tv commerciali, che hanno contaminato questa repubblica. Proporre di salvare la RAI dal diktat della pubblicità. Rischiare riprendendo una parte delle proposte dell'Italia dei Valori sulla giustizia e sulla certezza della pena, o ancora quelle in difesa della laicità dei radicali. Ora il PD di Veltroni è in mezzo al guado. Anche volendo, un ritorno ad un'alleanza con l'Arcobaleno oggi non avrebbe senso, visto il risultato della sinistra radicale. E non c'è neanche margine per un accordo con il centro. Rimane la via riformista con una programma preciso, idee ambiziose, scelte innovative in grado di parlare a tutti i cittadini. Bisogna fare quello che è mancato in questa campagna e non rifugiarsi (come Ségolène Royal) dietro un risultato onorevole. Di fronte a questa sfida Veltroni è chiamato a dimostrare la sua capacità di leadership."

venerdì 27 giugno 2008

- di fannulloni e di trasparenza nella Pubblica Amministrazione

E’ di gran moda la discussione sull’inefficienza delle Amministrazioni Pubbliche (PA in sigla). A Varese abbiamo avuto (alla festa d'estate della Schiranna, lo scorso 20 giugno) una interessante esposizione da parte del senatore milanese del PD Pietro Ichino (nella foto), riguardo il suo progetto di legge per una “trasparenza e valutazione dell’efficienza delle struttura pubbliche”.
Nei giorni successivi il ministro Renato Brunetta ha proclamato ai quattro venti (leggi mass media) la sua proposta di legge delega, guadagnandosi un certo favore da parte dell’opinione pubblica.
Premesso che - come ha dichiarato Ichino, ma anche Brunetta - la questione non è né di destra né di sinistra, vediamo gli obiettivi delle due proposte.
Brunetta, con la pubblicazione di dati sul sito del suo ministero della funzione pubblica e dell’innovazione (http://www.innovazionepa.gov.it/) riguardo gli emolumenti dei dirigenti e il numero delle consulenze esterne, batte il chiodo “innescare un meccanismo di controllo da parte dei cittadini”. Lo strumento, secondo lui, è avviare una “class action”, cioé un procedimento giudiziario aperto dalle associazioni dei consumatori, su segnalazione dei cittadini quando le cose non funzionano nella PA. Il meccanismo dovrebbe entrare in funzione a partire dall’inizio del 2009, grazie ad un cambiamento della legge approvata nel 2007 dal governo Prodi (per certi versi insufficiente).
Personalmente ho qualche dubbio, anche vista la lentezza della macchina giuridica, che questo possa portare a cambiamenti in tempi brevi. E poi chi pagherebbe e come? Mi sembra più efficace la proposta di Ichino, legata alla trasparenza (con pubblicazione sull’Internet in tempo reale dei risultati rispetto agli obiettivi), per una Autority sopra le parti, dunque bipartisan, dunque indipendente, eletta dai due terzi del Parlamento. Espressione così non di una fazione, ma che dimostri piuttosto qualità manageriali.
(Vedi http://www.pietroichino.it/?page_id=15).Qui mi sembra di poter notare l’assenza, da parte del progetto del giuslavorista milanese, e gliel’ho detto nel corso della conferenza alla Schiranna, di chiare sanzioni in caso di insufficienze dimostrate.
Una nuova Autority rappresenterebbe un aggravio dei costi pubblici? Ichino sostiene di no, perché sostituirebbe uffici esistenti e dunque sarebbe a costo zero. Il fatto che il presidente della Corte dei Conti si opponga all’idea, fa supporre che alcune funzioni di questo istituto potrebbero passare alla nuova Autority.
Riguardo la “visibilità” e la “valutazione”, ci sono alcune riflessioni da proporre. Mentre Brunetta (foto a lato) sembra proporre un non ben precisato controllo da parte dei cittadini (e qui lo si potrebbe accusare di astrattezza e genericità, anche perché sappiamo che la preparazione dei cittadini non è ottimale) Ichino - che si rifà a esperienze maturate nell’Europa del nord (Svezia, Gran Bretagna e altri paesi) - propone (peccato che utilizzi troppi termini anglossassoni, il che dimostra la sua preparazione e cultura, ma anche una certa lontananza dal linguaggio della maggioranza dei cittadini) il “benchmarketing comparativo”, cioé una forma di concorrenza tra gli uffici pubblici che verrà poi giudicata dal “valutatore indipendente”, cioé dall’Autority.
Quanto al controllo da parte del pubblico, Pietro Ichino ha fatto un esempio che a mio parere è piuttosto convincente (anche se non l’unico possibile: le funzioni pubbliche possono essere molto diverse), nella scuola in Gran Bretagna ci sono tre livelli di controllo (definiti “public review”): 1) test oggettivi tarati sul territorio (la situazione londinese non può essere comparata ad un territorio di provincia). I test dicono molto, ma non tutto. 2) valutazione delle famiglie. 3) monitoraggio degli esiti a sei mesi e a tre anni dall’uscita dalla scuola degli allievi.
Dopodiché si assegnano una, o due, o tre stelle all’istituto scolastico. Se non c'è almeno una stella entro due anni, il preside è licenziato, la scuola chiusa e i professori trasferiti!
Questo significa, tra l’altro, che se il dirigente è licenziabile, e paga, può avere più libertà. Ad esempio scegliendosi i collaboratori. Vanno distinti i ruoli dei dirigenti: non c’è solo quello disciplinare, non c’è solo quello della produttività, ma c’è soprattutto quello del raggiungimento degli obiettivi.
Anche qui, nella proposta Brunetta, della quale però riconosco di avere solo notizie riferite dai media, c’è un discorso più generico che è: il capo che verifica, i clienti che giudicano, i colleghi che ci tengono a raggiungere gli obiettivi comuni.
Per entrambi non si tratta più di dare aumenti indifferenziati, ma premi legati alla produttività e all’efficienza (nota: la cosa avviene già in alcuni settori della PA, per esempio nell’Agenzia delle Entrate, nella Regione Friuli e in alcuni Comuni come Bolzano e Reggio Emilia).
Un’esperienza concreta - che ci dice della difficoltà dell’impresa - è stata raccontata, alla Schiranna, dal consigliere regionale Giuseppe Adamoli del PD. Da alcuni anni, in Regione Lombardia, è stato introdotto un “comitato di valutazione” (quindi una sorta di Autority?) con criteri di unanimità. Insomma un Comitato bipartisan. Il comitato si è scontrato con tre tipi di resistenze: quella dei sindacati, quella dei dipendenti, ma soprattutto (udite udite!) quella dei dirigenti. Non volevano farsi valutare? Anche. Ma soprattutto non volevano dare una valutazione dei propri dipendenti.
Brunetta ha detto che se non riesce nei suoi obiettivi entro un anno se ne andrà. Vedremo... L’importante è che recepisca anche qualcuna delle proposte costruttive di Ichino e del PD.
Nell’incontro di Schiranna sono stati molti gli interventi interessanti (con un pubblico di un centinaio di persone che io ritengo troppo piccolo per l’importanza dell’argomento). Ne sintetizzo solo uno, di un ex-sindacalista della CGIL: formazione, formazione, formazione.
A tutti i livelli. Che impresa titanica!
Vincenzo Masotti

giovedì 26 giugno 2008

- il bonzo, la libertà e i rom

C'è una vecchia canzone di Enzo Jannacci, che racconta di un bonzo che si dà fuoco per la LIBERTA', ma la cosa non interessa, così come altri fatti di cronaca sgradevoli, salvo ricredersi quando anche la libertà del protagonista viene messa in pericolo. Gli avvenimenti di questo periodo - in particolare l'odio indotto verso gli extracomunitari e verso i rom - mi hanno fatto venire in mente una poesia attribuita a Bertold Brecht con lo stesso messaggio di fondo. "Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare." Come detto la poesia è attribuita a Brecht, ma molti sostengono che è opera del pastore Martin Niemöller, avversario del nazismo, imprigionato e deportato ai campi di concentramento di Sachsenhausen e di Dachau dai quali sopravvisse per diventare il portavoce della pena e riconciliazione della popolazione tedesca dopo la Seconda Guerra Mondiale. La sua poesia è ben conosciuta, frequentemente citata, ed è un modello popolare per descrivere i pericoli dell'apatia politica, e come essa alle volte inizi con un odio teso ad impaurire obiettivi e di come alle volte esca fuori controllo. Ecco una sua versione del 1976: "Quando i nazisti vennero per i comunisti, Io restai in silenzio; Non ero comunista. Quando rinchiusero i socialdemocratici, Rimasi in silenzio; Non ero un socialdemocratico. Quando vennero per i sindacalisti, Io non feci sentire la mia voce; Non ero un sindacalista. Quando vennero per gli ebrei, Rimasi in silenzio; Non ero un ebreo. Quando vennero per me, Non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce."

lunedì 23 giugno 2008

- la nuova legge salvapremier

Esempio 1: A) un uomo violenta una studentessa alla fermata del tram B) uno studente regala una dose di hashish ad un compagno Quale processo si farà per primo dopo la nuova legge? Risposta: B Esempio 2: A) un chirurgo provoca per un grave errore la morte di un bambino B) un giovane ruba un cellulare a un coetaneo minacciandolo con un temperino Quale processo si farà per primo? Risposta: B Associazione nazionale magistrati, 18 giugno PS (luglio 2008). Come è noto, in seguito all'approvazione del Lodo Alfano e alla forte opposizione di PD e IDV, la legge blocca-processi è stata modificata, lasciando alla magistratura la scelta se e cosa rinviare a seconda dell'opportunità.

venerdì 20 giugno 2008

- parlare di lavoro con una persona seria

Venerdì 20 giugno 2008 - ore 21 - Festa d’estate 2008 alla Schiranna organizza il dibattito

Trasparenza e valutazione dell’efficienza nella Pubblica Amministrazione

Intervengono:






senatore Pietro Ichino - docente ordinario di "diritto del lavoro" presso l’Università Statale di Milano

Andrea Mollica - responsabile provinciale settore lavoro PD

Fabrizio Taricco - sindaco di Carnago

Il senatore Pietro Ichino è uno studioso delle leggi sul lavoro le cui posizioni hanno spesso provocato proficui dibattiti nella collettività. L'occasione di questa sera è molto stimolante. Invitiamo perciò tutti quelli che possono a partecipare.

- Due grandi giornalisti dicono la loro

Da "Il venerdì" del 20 giugno 2008: "La pericolosa illusione che unisce masse e potenti. Su una cosa sono tutti d'accordo (...) aumentare la produzione, per aumentare i consumi, per aumentare la redistribuzione. I petrolieri alla Cheney e alla Bush, gli oligarchi russi e i nuovi mandarini cinesi, si presentano, e magari si pensano, come filantropi intenti al benessere dell'umanità. Capitalisti e comunisti sono fermi nelle stesse illusioni, nelle stesse propagande: la libera concorrenza, miracolosa come il consumismo di massa, la scienza irresponsabile solutrice di tutti i problemi, la crescita demografica possibile all'infinito, la democrazia totale, one man one vote (un uomo un voto), come la migliore. (...) Ogni uomo dotato di raziocinio ha capito da un pezzo che di questo passo si va all'autodistruzione della specie, ma l'umanità di massa continua ciecamente ad ignorarlo. Il mondo è piccolo e superaffollato, ed ecco circolare le leggende, i nuovi miti consolatori, che sotto le calotte ghiacciate dei poli ci sono riserve inesauribili di fonti energetiche e di cibo, petrolio e gas per tutti, pesci e ostriche per i miliardi di affamati. Non è di illusioni che ha bisogno la specie umana, ma di ragione e di buon governo. (...) Il mondo libero ha deriso per anni la società comunista che toglieva agli uomini la libertà e li costringeva alla fame per produrre armi. Ma ora anche il nostro modo dissennato di produrre e di distribuire sta venendo alla resa dei conti, e se nessuno è così stolto da riproporre le soluzioni feroci e dispotiche del comunismo, è chiaro che (...) il pensiero politico ed economico deve confrontarsi su questi temi, invece di discutere sui miracoli del libero mercato e sulle migrazioni spaziali, proprio ora che le nostre sonde nell'universo dimostrano che per i secoli a venire la migrazione sarà fuori dalla nostra portata. Non ci spaventa solo l'estrema difficoltà della sopravvivenza, ma il ritardo nel pensarla, la voglia di ignorarla." Giorgio Bocca Da "Il venerdì" del 20 giugno 2008: "Inchieste: le regole inglesi e le (non) regole italiane. Quando ero giornalista in Inghilterra (...) dovevamo osservare regole severissime. Dal momento in cui un magistrato apriva un procedimento su un cittadino era tassativamente vietato pubblicare sull'argomento notizie o indiscrezioni, salvo quelle diramate, ufficialmente, dal magistrato stesso. (...) (ndr: più o meno la stessa cosa avviene in Svizzera). Silenzio di tomba fino al momento in cui il magistrato inviava il cittadino a giudizio. E anche allora era vietato pubblicare alcunché sull'intera vicenda, tranne il resoconto nudo e crudo delle pubbliche udienze. Pena il carcere (per il giornalista). Differenza abissale, come si vede, da quel che succede in Italia (...) (dove) si distrugge prima del processo, crudelmente, la reputazione di un individuo: che certe volte lo merita, altre no. E allora verrebbe istintivo rispondere: bisognerebbe applicare anche in Italia regole tassative, come in Inghilterra. Non dire nulla, fino al processo, su un cittadino che sia sotto inchiesta. Ma allora nasce un altro problema. Le inchieste giudiziarie in Italia sono lunghissime (...) se dunque si applicassero regole simili a quelle inglesi, tanti episodi di malcostume, per esempio i traffici di bustarelle intascate da uomini politici, continuerebbero indisturbati per mesi e anni. (...) Conclusione: in Italia è inevitabile commettere un'ingiustizia. Con la libertà di pubblicazione oggi vigente (...) si fa un processo a mezzo stampa. Con l'adozione delle regole inglesi, le persone colpevoli di malcostume la farebbero franca fino all'apertura di un regolare processo. Chiedo scusa se, dopo queste osservazioni, vi sembro anglofilo. Piero Ottone (ndr: E' possibile adottare le regole inglesi senza una vera riforma dei processi e senza garantire ai magistrati una assoluta indipendenza dai politici, come del resto recita la Costituzione)?)

domenica 8 giugno 2008

- ma l'energia nucleare risolverà i nostri problemi?

Da qualche anno si sta facendo un gran battage pubblicitario sulle possibilità che aprirebbero alla nazione investimenti sull'energia nucleare: meno costi per l'energia, meno dipendenza dai combustibili fossili (gas e petrolio in primo luogo e anche carbone) e quindi da paesi non affidabili (anche la Russia dell'"amico" Putin? Amico di Berlusconi, intendo) minor produzione di anidride carbonica, e poi, via!, dobbiamo seguire le strade del progresso!
Ma è tutto vero?
Premetto che non ho remore riguardo la ricerca scientifica e le sperimentazioni sull'energia nucleare. Vorrei anzi che il nostro paese investisse molto ma molto di più nel campo della ricerca scientifica, non solo nucleare, ma anche (di grande interesse la ricerca sulla fusione).
Detto questo mi pare di essere banale se ricordo alcune verità assodate, ma bisogna pur farlo, visto il marketing assatanato di alcune lobbies del nucleare.
Vediamo i costi: Una centrale nucleare necessita di un lungo periodo di tempo per essere costruita (in media 10 anni). In questo periodo vanno aggiunti i costi oppurtunità, ossia le perdite "potenziali" pari al tasso di interesse perso se i fondi fossero stati depositati in banca o occupati in altre attività economiche.
Le centrali nucleari producono rifiuti radioattivi (scorie) la cui gestione è ancora un capitolo aperto per l'intero occidente. Soltanto gli Usa, dopo oltre 25 anni di studi, hanno realizzato una soluzione definitiva ma solo per le scorie di II grado (quelle meno pericolose) realizzando un deposito in profondità (geologico) in cui stoccare le scorie radioattive. Resta ancora incerto il destino delle scorie di III grado (ad alta radioattività) per ora stoccate temporaneamente all'interno delle centrali nucleari.
Al termine del ciclo di vita della centrale nucleare va considerato anche il costo del suo smantellamento, la bonifica del territorio e lo stoccaggio delle scorie radioattive. Esempio: per costruire la centrale nucleare americana di Maine Yankee negli anni '60 sono stati investiti 231 milioni di dollari al valore attuale. Recentemente questa centrale ha terminato il suo ciclo produttivo e per smantellarla sono stati allocati 635 milioni di dollari correnti. (da http://www.ecoage.it/energia-nucleare-costi.htm).
Poi c’è la domanda: abbiamo abbastanza uranio per i prossimi decenni? I fautori dell'energia nucleare spesso glissano elegantemente sulla questione della disponibilità di uranio; il quale è una risorsa minerale, limitata così come lo è il petrolio. Quanto uranio abbiamo, realmente? E' possibile che siamo vicini al "picco dell'uranio", allo stesso modo in cui ci stiamo avvicinando al picco del petrolio?
Il problema è complesso e difficile, ma qualche elemento di valutazione lo possiamo ottenere dai dati. Un primo elemento lo possiamo ottenere dall'andamento dei prezzi (da www.uxc.com vediamo che il prezzo dell'uranio si è quasi decuplicato a partire dal 2001. Oggi costa quasi 50 dollari la libbra, mentre costava 5 dollari la libbra nel 2001).
Si dice che il prezzo dell'uranio non è un parametro molto importante per l'industria nucleare; è il costo degli impianti che conta. Questo è stato vero per un lungo periodo della storia dell'industria nucleare, ma è perfettamente possibile che il prezzo dell'uranio aumenti a un livello tale da diventare un fattore importante o addirittura predominante. Alla fine dei conti, se la produzione di uranio non è sufficiente per soddisfare la domanda, non importa quanto costa: qualcuno rimarrà senza. E questo sembrerebbe essere quello che sta succedendo, come vediamo dal grafico seguente.
La linea rossa rappresenta l'uranio utilizzato dai reattori attualmente in esercizio mentre le "montagne" colorate rappresentano la produzione. Il primo picco di produzione dell'uranio corrisponde alla corsa agli armamenti nucleari degli anni '60, il secondo è correlato allo sviluppo delle centrali nucleari, che ha avuto il suo massimo negli anni 70-80. Come si vede, a partire dagli anni 80, le centrali nucleari consumano più uranio di quanto l'industria minerale non produca.
La differenza fra produzione e consumo di uranio è stata coperta dal 1980 a oggi smantellando vecchie testate nucleari. Di per sé, questa di trasformare "spade in aratri" è un'idea encomiabile, ma la quantità di materiale fissile che se ne può ricavare è limitata. Basta guardare il diagramma per vedere che stiamo utilizzando per i reattori l'uranio estratto negli anni '50 e '60 che era stato immagazzinato nelle bombe. Questo uranio non potrà durare ancora a lungo, anche ammesso che i paesi che hanno armi nucleari vogliano liberarsene totalmente.
Perché non si riesce a produrre uranio dalle miniere in quantità tali da soddisfare la domanda? E' possibile che siamo vicini alla "fine dell'uranio"? Dal punto di vista puramente fisico, sembrerebbe di no, l'uranio, a differenza del petrolio, è un minerale relativamente abbondante nella crosta terrestre; il problema è che è raro trovarlo sufficientemente concentrato da poter essere considerato "estraibile". L'andamento dei prezzi e della produzione suggerisce che i giacimenti di uranio concentrato siano stati in gran parte sfruttati e che ora sia necessario estrarre da giacimenti piu' diluiti. Questo richiede forti investimenti, il che spiega l'andamento dei prezzi, sui quali i maggiori costi di estrazione si riflettono.
(note tratte da un articolo del professor Ugo Bardi, Presidente di AspoItalia, Association for the Study of Peak Oil Italia, associazione italiana per lo studio del picco del petrolio).
E potrei continuare (per esempio parlando di quali tecnologie straniere dovremo usufruire, con i relativi costi per noi e guadagni per loro) ma rischio di diventare troppo lungo.
Voglio solo far notare, alla fine, che una centrale moderna, per esempio quella (una delle poche, tra l'altro) che si sta costruendo in Finlandia, di terza generazione, avrà una potenza di circa 1600 Megawatt. In Europa, solo quattro paesi stanno attualmente costruendo delle centrali nucleari. Oltre alla Finlandia e alla Francia, anche la Romania e la Slovacchia stanno realizzando progetti nucleari, ma le centrali nucleari di questi paesi raggiungeranno una capacità di produzione notevolmente più limitata.
Bene, con una politica ben calibrata di risparmio energetico, si potrebbe ottenere (molto) di più a costi bassissimi o nulli?
In Italia, nel 2005, con interventi solo di tipo tecnologico (quindi escludendo un diverso comportamento dei consumatori, vedi per esempio il non uso dello "stand by" per molti elettrodomestici o l'uso di lampade a gas piuttosto che ad incandescenza o una cultura del risparmio sulle assurde illuminazioni di certe città ecc. ecc.) i risparmi energetici certificati equivalgono al consumo domestico annuo di una città di circa 380.000 abitanti, o alla produzione elettrica annua di una centrale di 160 MW di potenza (un decimo della centrale finlandese). Le emissioni evitate grazie a questi risparmi ammontano ad oltre 750.000 tonnellate di anidride carbonica (dati ENEL!).
Il 15 febbraio scorso è arrivata a compimento l'iniziativa (ultrabenemerita!) della trasmissione "Caterpillar" di Radio Due: "Roma, 15 febbraio 2008 - Nel pomeriggio di oggi, alle ore 18.00 in concomitanza con l'avvio dell'iniziativa "M'illumino di meno" del programma Radio Rai Caterpillar, TERNA, la società responsabile della trasmissione e del dispacciamento dell'energia elettrica a livello nazionale, ha rilevato una riduzione istantanea del fabbisogno di energia elettrica dell'ordine di 400 Megawatt equivalente al consumo di circa 7 milioni di lampadine."
Non è impossibile, vero, pensare che una centrale nucleare, o anche due o tre, potrebbero essere superflue se si risparmia energia (senza perdere in qualità dei servizi) e ancor di più se si investe sulle energie rinnovabili? Ma questo è un altro discorso.
Vincenzo Masotti

giovedì 5 giugno 2008

- il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno?

"Mezzo pieno o mezzo vuoto
questo è il solo e unico bicchiere che abbiamo.
Se si stava meglio quando si stava peggio
non lo so, però io vivo adesso"
E' quasi mezzanotte. Sento la nuova canzone di Max Pezzali per la prima volta mentre torno a casa da due riunioni del PD in provincia. Una mezza vuota, nel pomeriggio, dove nasce una discussione che si fonda su suscettibilità e personalismi. Succede, specialmente se chi è un po' un novizio per queste cose, come me, magari non sa dosare le critiche e si esprime in termini duri più del voluto...
Ma l'altra, perbacco, è mezza piena. Siamo a Grantola, dove si incontrano per mettere assieme le forze i rappresentanti di vari circoli della Valcuvia, di Gemonio, di Cocquio, di Marchirolo e dintorni.
"Mezzo pieno o mezzo vuoto
mi hanno detto di giocare quindi io gioco
faccio del mio meglio, almeno ci proverò
"


Siamo in sedici. Parliamo da amici. Parliamo quasi tutti, qualche volta sovrapponendoci, ma rispettandoci. Senza regole. Chi ha cose da dire le dice. Nella sala c'è un'aria davvero da partito nuovo. Anche se qualche presente è militante da vecchia data, qualcuno ha poca esperienza, qualcun altro nessuna.
Serenamente si illustrano sogni e progetti, utopie, speranze e attività concrete. Ma in sostanza ci si vuole inserire nel territorio come cosa viva e l'impressione è che ci riusciremo.
Per intanto gazebo, raccolta di firme, formazione, raccolta di dati e di informazioni, manifestazione di solidarietà per gli operai della cartiera di Besozzo. E poi la sede: dovremo pur darcene almeno una, fissa, solida, aperta, efficiente. Ma intanto ci riuniamo lo stesso in tanti posti diversi.
Mi capita raramente, ma questa sera sono un po' felice e vedo un futuro più roseo, più... pieno.
Cose che forse non possono capire coloro che si nascondono nei pregiudizi della politica "sporca", quelli che non si informano, che non capiscono perché non sanno capire. Mancano loro gli strumenti, manca la solidarietà e l'amicizia, manca la partecipazione. E soprattutto si inventano i nemici e le colpe:
"Colpa dell'Euro, colpa del dollaro
colpa del surriscaldamento e del carbonio

colpa di Al Quaeda, colpa dell'arbitro

colpa del prezzo di un barile di petrolio

colpa del varco nel centro storico

colpa di tutti i condizionatori a luglio

colpa del feto, colpa dell'atomo

colpa di tutta la droga disciolta nel Po.

Mezzo pieno o mezzo vuoto

questo è il solo ed unico bicchiere che abbiamo

se si stava meglio quando si stava peggio

non lo so però io vivo adesso

mezzo pieno o mezzo vuoto

mi hanno detto di giocare quindi io gioco

faccio del mio meglio, almeno ci proverò
se ho ragione o no... io non mi sposto.
"

Grazie Max Pezzali. Hai fatto una bella sintesi, senza saperlo, di questa mia giornata, alla fine proficua. Vincenzo Masotti
Chi vuole può ascoltare la nuova canzone nel sito
http://www.maxpezzali.it/

mercoledì 4 giugno 2008

- prossimi appuntamenti

La settimanale riunione di Circolo del martedì, per quel che riguarda il 10 giugno, non si terrà. La prossima riunione dunque si farà il 17 giugno (e non il 18 come scritto erroneamente fino al 6 giugno...). In compenso... siamo tutti invitati all'incontro tra i membri di vari circoli della zona a Grantola, Sala Civica a partire dalle 21 (a pochi minuti dalla sala cinematografica di Grantola, dove è possibile parcheggiare). In particolare si parlerà dell'apporto che ogni circolo può dare, in termini di volontariato, alla festa democratica di Germignaga. Segnaliamo anche un incontro sul "federalismo fiscale" tra il deputato Linda Lanzillotta e il consigliere regionale Giuseppe Adamoli che avrà luogo venerdì 6 giugno, ore 21, alla Festa della Schiranna, a Varese. Inoltre - sempre al venerdì. sempre alle 21, sempre alla Schiranna, è previsto un incontro con il deputato Alessia Mosca, responsabile nazionale lavoro nel partito, sul tema "la grande occasione di Expo 2015" il 13 giugno, e un incontro con il senatore Pietro Ichino, giuslavorista molto noto ed editorialista del Corriere della Sera, sul tema "le riforme necessarie nel mondo del lavoro", il 20 giugno.

sabato 31 maggio 2008

- assemblea dei portavoce del varesotto

venerdì 30 maggio. 55 persone a dibattere sulle cose da fare e sull'organizzazione.
Molti gli interventi e gli argomenti trattati. Segnalo solo alcuni titoli tra le indicazioni del segretario provinciale Stefano Tosi, che ha posto l'accento sulla necessità di perfezionare la fase organizzativa per diventare operativi al cento per cento il prossimo autunno.
- La provincia di Varese, con 135.000 voti, è la ventesima in quantità di voti tra le provincie che hanno votato PD alle elezioni (la prima è Roma con 979.000 voti).
- alla fine dell'estate verrà indetto un congresso tematico per avviare una grande riflessione sui temi che sono stati al centro della campagna elettorale.
- viene definita un'agenda di lavoro che comprende prioritariamente: il finanziamento del partito, il federalismo e le politiche fiscali, la sicurezza e i diritti, le infrastruture e la qualità ambientale.
- il partito democratico vuole essere un partito "a rete", per cui occorre sviluppare relazioni, dove la leadership è distribuita e il lavoro continuo, dove è necessario sviluppare processi trasparenti, leggeri, anche se non semplici, dove è indispensabile una formazione continua, dove è fondamentale l'iniziativa dei vari responsabili e la costruzione di squadra. Tutte cose sulle quali dovremo sviluppare un'intensa riflessione nelle prossime settimane.

venerdì 30 maggio 2008

- ma i telefonini sono pericolosi? dipende

Si sa che il corpo umano esposto ad un campo elettromagnetico assorbe energia. E la quantità dell’assorbimento di energia dipende dalla frequenza dell’onda elettromagnetica incidente, dalla forma del corpo esposto al fronte d’onda e dalle sue dimensioni.
L’energia elettromagnetica assorbita viene trasformata in energia termica (calore), perché il campo elettromagnetico mette in oscillazione le cariche e i dipoli delle molecole delle cellule, e queste oscillazioni vengono degradate in moti molecolari disordinati, cioè, appunto, in calore.
Di questo tutti ci rendiamo conto facilmente, perché quando usiamo il cellulare per lungo tempo sentiamo un aumento di temperatura nella zona dell’orecchio.
E questo è un fatto. Ce n’è un’altro: Una ricerca del biologo Fiorenzo Marinelli e dei suoi collaboratori dell’Istituto di ricerca di Bologna, pubblicato sulla rivista "New Scientist", dimostra che le onde elettromagnetiche dei telefonini incrementano le cellule tumorali. Le analisi di laboratorio hanno dimostrato che dopo 48 ore di esposizione alle emissioni (frequenza 900 megahertz, che è quella dei nostri cellulari; potenza 1 milliwatt) le cellule leucemiche hanno accelerato lo sviluppo.
Prima di preoccuparci oltre il dovuto, teniamo presente che ci sono dichiarazioni di altri scienziati che affermano che, invece, le onde elettromagnetiche a certi livelli sarebbero inoffensive per l’essere umano. Prima di dimenticare le preoccupazioni, ricordiamoci anche che esistono ricerche epidemiologiche che dimostrano un aumento della malattie tumorali, come certe forme di leucemia, a causa dell’inquinamento elettromagnetico. Prima di preoccuparci ulteriormente, verifichiamo che comunque per ora si sa che l’incremento di queste malattie è molto molto piccolo. Insomma aumentano le possibilità di ammalarci di tumore, ma di molto poco. Infine tenete presente che le categorie a maggior rischio sono i bambini nella fase della crescita...
In sostanza mi sembra che sul tema inquinamento da parte dei telefonini il pendolo preoccupazione-non preoccupazione o - se si vuole - allarmismo-non allarmismo oscilli in modo che potrebbe essere difficile assumere decisioni.
Chiaramente il telefono cellulare è ormai così diffuso e così utile che non ne possiamo fare a meno. Però tenere alcuni atteggiamenti prudenti può essere altrettanto utile e non così impegnativo. Vediamo. Per prima cosa comperare telefonini con una soglia di SAR molto bassa. SAR, Specific Absorption Rate, vuol dire tasso specifico di assorbimento.
I produttori sono obbligati a stare sotto una soglia di SAR di 2 W/Kg, che è probabilmente è troppo alta (perché quasi tutti potrebbero stare sotto la misura di 1 W/kg). Ed esistono dei telefonini con un SAR sotto gli 0,35-0,40W/kg. Chiedete dunque ai venditori telefonini con SAR basso! La differenza, vi assicuro, si sente. Telefonini del genere scaldano meno l’orecchio, ed interferiscono meno con le casse del computer, della tv o della radio (il classico rumore fastidioso quando si riceve una chiamata, è molto minore ed il raggio d’azione è più piccolo).
Secondo: non comprare telefonini a bambini sotto i 14 anni di età.
Gli organismi in accrescimento (come i bambini, appunto ) sono più ricettivi alle influenze delle onde elettromagnetiche e il loro metabolismo più veloce determina un’influenza più decisa delle radiazioni emanate dai telefonini.
terzo: telefonando tenete il cellulare ad una certa distanza e alternate le orecchie in caso di telefonate lunghe. Oppure usate i cosiddetti vivavoce.
vincenzo masotti

martedì 27 maggio 2008

- VELTRONI E I PORTAVOCE LOMBARDI

MILANO - 24 maggio 2008.
Primo Forum dei portavoce dei circoli lombardi. Tanta gente, circa mille persone. Tanta carne al fuoco (troppa). Interessanti relazioni di Mattia Mauri sull’organizzazione del PD e di Aldo Bonomi sulle peculiarità del territorio lombardo. Interventi dei portavoce un po’ troppo teleguidati (gli oratori sono stati indicati dai segretari delle varie provincie) e molto dispersi quanto a contenuti. Il forum è stato bello per la partecipazione (molti giovani e molte donne) e come momento di ritrovo. Molto meno efficace sul piano della proposta e delle concrete indicazioni politiche.
Efficace invece Walter Veltroni nel discorso conclusivo, vi dico quelli che mi sono sembrati gli spunti principali.
- Checché se ne dica, il risultato elettorale è buono. Storicamente un partito riformista non ha mai avuto tanti voti quanti quelli del PD in queste elezioni. Contando solo le città italiane con più di 100.000 abitanti il PD avrebbe vinto sulla destra (con crescite rispetto all’Ulivo del 2006 che vanno da 5 al 9 per cento). (Ne deduco, da osservatore, che c’è molto da fare in provincia avendo, credo, come massimo contendente... la televisione, che nelle città incide di meno sulla pubblica opinione).
- le idee forti, in queste elezioni, sono state quelle di “andare da soli”, o meglio, di “andare liberi” e la battaglia sulla semplificazione della politica. Non ci sarà un'altra alleanza come l'Unione. Il Partito Democratico, in futuro, farà alleanze solo sui programmi, che reggano anche dopo il voto.
- In tutti gli appuntamenti elettorali del futuro, si faranno le primarie. A partire dalle prossime provinciali. [Non ho capito se le primarie riguarderanno i candidati presidenti o anche (come spero) i candidati consiglieri].
- Il segretario ha descritto il PD come un partito federale "dentro un'idea federale dello Stato", e anche un partito "che dialoga ma non rinuncia a un'opposizione intransigente”.
- Se è vero che il successo della Lega non dipende soltanto dal radicamento nel territorio (altrimenti come si spiega il 7 per cento guadagnato in Emilia-Romagna?) occorre comunque che il partito democratico sappia inserirsi nel paese in modo intelligente e originale (un esempio: ogni circolo dovrebbe creare un “sportello” informativo per tutti i cittadini).

- Occorre liberarsi dal “politicismo” (la cosa riguarda soprattutto i nostri dirigenti). Piuttosto l’agenda delle cose da fare deve essere creata da noi. Non facciamola fare agli altri.
- Veltroni è tornato sul discorso della combattività, l'unica cosa che si sente di invidiare alla destra: "Alemanno ha perso contro di me alle elezioni per il Comune di Roma 63 a 37 ed ora ha vinto. Dobbiamo imparare a combattere". Senza guardarsi indietro: "Siamo un partito nuovo. Basta con le riunioni degli ex e basta col guardare al gruppo sanguigno di ognuno. Non “da dove vieni?”, ma “dove vai?". (Nota mia personale: giusto puntare sul "dove vai?", ma anche il “da dove vieni?” ha una sua importanza da non trascurare...)
- Per concludere il segretario del PD ha lanciato alcuni segnali forti sui temi di attualità e sulle prime politiche avviate dal governo, ribadendo il no al Ponte sullo Stretto: "Il ponte di Messina è sbagliato. Vorrei che voi andaste nei bar, nei ristoranti e nei mercati a chiedere ai dirigenti della Lega perchè il ponte era sbagliato prima del 14 aprile, mentre ora è diventato una priorità". Pure sbagliati sono gli estremismi legati alle politiche sulla sicurezza: "Le ronde non si devono fare. Penso che noi non dobbiamo concedere nulla su questo" in quanto la sicurezza deve essere garantita dallo stato e non dall'improvvisazione.

vincenzo masotti

giovedì 22 maggio 2008

- Il mago Wiz

Il mago Wiz (titolo originale Wizard of Id) è una serie di strisce ideata da Johnny Hart, l'autore di B.C., e realizzata graficamente da Brant Parker. Ne traggo un paio di battute, per rilassarci (e pensarci su... è roba di quarant'anni fa). La sentinella: - sono le dieci e tutto va bene - sono le undici e tutto va bene - sono le dodici e tutto va bene Il mago Wiz: - Quella che avete ascoltato è pubblicità politica a pagamento. Il villano: "Maestà, rappresento la commissione contadina per l'abolizione della povertà. Vogliamo sapere perché non avete dichiarato guerra alla miseria." Il Re: "Ma io l'ho fatto." Il villano: "E allora perché siamo ancora poveri?" Il Re: "Perché "VOI" avete perso!"

sabato 17 maggio 2008

- bevete da lattine d’alluminio? Provate a leggere qui...

L’alluminio, che è stato scoperto solo nel secolo scorso, è il terzo elemento più abbondante della crosta terrestre, dopo l’ossigeno e il silicio. Diciamo che l’otto per cento della superficie della terra è composta dall’alluminio, che però non esiste nella forma che conosciamo noi nei nostri usi quotidiani, ma è inglobato nella bauxite, un materiale dal quale deve essere estratto. La cosa avviene con un processo industriale che costa moltissimo in termini di energia.
Anche con i sistemi più avanzati, per ottenere un chilo di alluminio occorrono pur sempre 12/13 chilowattora.
Se pensate che in casa un ferro da stiro, o un forno, o una lavatrice, o un altro grosso utilizzatore elettrico, possono consumare uno/due chilowattora al massimo, vedete che siamo in un ordine di grandezza almeno dieci volte più grande.
Allora vediamo: in Italia si utilizzano circa 2 miliardi e 100 milioni di lattine (erano 1,86 miliardi nel 2001 con un crescita annua del 2 per cento, ho fatto un conto approssimato per il 2008). Vuol dire quasi 30.000 tonnellate di alluminio (le lattine pesano in media 14 grammi). Se si usasse solo alluminio tratto dalla bauxite (alluminio primario, rappresentato dal simbolo all'inizio dell'articolo), le lattine ci costerebbero 375 milioni di chilowattora.
Ma siccome in Italia ricicliamo circa il 50 per cento dell’alluminio (sarà vero?) e l’alluminio riciclato consuma tra il 90 e il 95 per cento in meno di energia, il costo energetico reale si aggira sui 190 milioni di chilowattora all’anno.
Per fare un paragone, 190 milioni di chilowattora corrispondono alla produzione annuale della centrale di Ponte sul fiume Toce (VCO), che sfrutta l’energia idrica di quattro dighe, di un lago e del serbatoio (Morasco) di un’altra centrale.
Il consumo di un’intera centrale di grandezza medio-piccola!
Ecco perché guardo con assoluta trepidazione alla quantità di lattine buttate nella spazzatura comune in tanti locali pubblici!.
Ma non è tutto. Secondo dati del WWF, la produzione dell’alluminio è altamente inquinante: Per produrre l’alluminio necessario a costruire una lattina vengono inquinati:
- 38 metri cubi di aria (una stanza)
- 18 litri d’acqua (53 volte il contenuto di una lattina)
- 30 centimetri cubi di suolo.
più altre cosette... Dunque la cosa migliore per chi è patito delle bibite (gasate o no) è quella di acquistarle in contenitori di vetro.
Perché - udite udite! - l'energia primaria necessaria al riciclaggio di una lattina da 33 cl (che abbiamo visto essere inferiore del 90-95 per cento se non si usa alluminio estratto dalla bauxite) è comunque superiore a quella necessaria al lavaggio/sterilizzazione di una bottiglia a rendere da 0,7 litri.

E se proprio non possiamo fare a meno delle lattine, preoccupiamoci almeno di depositarle nei contenitori per il riciclaggio.
Se non ci sono, pretendiamoli.

Vincenzo Masotti

lunedì 12 maggio 2008

- comincia a (non) mantenere le promesse

Certo era prevedibile. Ma in tanti hanno abboccato. Adesso si comincia a vedere come Berlusconi mantiene le sue promesse:
Aveva detto: il primo consiglio dei ministri lo farò a Napoli.
E infatti lo farà a Roma, per “motivi tecnici”. Il secondo, forse, si farà a Napoli...
Aveva detto: abolirò il bollo dell’auto.
E infatti in una delle sue prime dichiarazioni il superministro dell’economia Tremonti dichiara che l’abolizione del bollo costerebbe attorno ai cinque miliardi di euro, ma che per ora non sa dove trovarli.
Aveva detto: la cordata italiana per l’Alitalia è pressoché pronta.
E infatti un suo incaricato, tale Bruno Ermolli consulente varesino di Fininvest e Mediaset, ha chiesto ad Alitalia (via lettera, per essere più veloce, forse) di fornire dati e informazioni aggiornate sulla compagnia. Altrimenti come si fa a fare la cordata?
Aveva detto: farò un governo di soli dodici ministri.
E infatti sono 19 (diciannove), con o senza portafoglio. A proposito: che il governo a partire dal 2008 dovesse essere formato da dodici ministri, non lo aveva deciso Berlusconi, ma una legge di quel cattivone di Prodi...

vincenzo masotti

domenica 11 maggio 2008

- gli immigrati e la paura.

Articolo tradotto dal settimanele INTERNAZIONALE tratto dall'International Herald Tribune, periodico francese in lingua inglese. CHI USA LA PAURA DEGLI IMMIGRATI. (...) Nella fretta di prendersela con gli stranieri per i suoi mali sociali (reali o immaginari), l'Europa dimentica il suo tasso di natalità anemico, l'invecchiamento della popolazione e i tanti lavori che nessuno vuole fare. Senza i lavoratori stranieri l'industria turistica da cui dipendono molti paesi europei non avrebbe abbastanza personale e il settore delle costruzioni sarebbe in crisi. Ma nessuna di queste considerazioni ha impedito ai politici europei di alimentare la paura della criminalità legata agli immigrati, della loro diversità e del peso economico che comportano per il welfare. Prendersela con gli immigrati rende bene, e non lo fanno solo partiti xenofobi come la Lega nord in Italia o la nuova stella della politica olandese Geert Wilders. E' un espediente usato cinicamente anche da chi dovrebbe conoscere la verità, come il presidente francese Nicolas Sarkozy e il Partito Laburista britannico. Se non avesse attaccato gli immigrati, forse oggi Sarkozy non sarebbe presidente. La Lega nord non avrebbe trionfato alle elezioni italiane e non sarebbe il puntello del governo di Silvio Berlusconi. Roma non avrebbe il sindaco più di destra dalla caduta del fascismo. Non vogliamo certo difendere l'immigrazione clandestina, né sottovalutare le preoccupazioni degli europei di fronte ai cambiamenti legati alla globalizzazione. Ma la soluzione non è fingere che il lavoro degli immigrati non sia necessario, o chiedere che nei paesi poveri uomini in grado di lavorare restino a casa a veder soffrire le loro famiglie quando potrebbero impedirlo passando un confine. I leader europei devono affrontare l'immigrazione in modo responsabile. E dovrebbero fare delle leggi che consentano a chi cerca un lavoro di uscire dall'ombra per entrare in un sistema pronto ad accettarli come cittadini responsabili. PS: dall'articolo abbiamo tolto la parte dove si parla dei problemi simili vissuti dagli americani.

martedì 6 maggio 2008

- I RIFIUTI: ridurre, riutilizzare, riciclare, recuperare


Gli imballaggi, che paghiamo con la nostra spesa, costituiscono il 60 per cento in volume e il 40 per cento in peso dei nostri rifiuti urbani. Sono sempre davvero necessari? Il principio delle 4R, secondo l'Unione Europea, potrebbe - se applicato - ridurre significativamente i costi ambientali: riduzione, riutilizzo, riciclaggio e, solo alla fine, recupero di energia.


Per non acquistare rifiuti è meglio:
- scegliere i prodotti con la margherita europea (Ecolabel, vedi sopra) che è un marchio concesso alle merci che nel loro ciclo di vita hanno un impatto ambientale minore
- utilizzare borse di tela invece delle buste di plastica
- acquistare verdure e frutta sfuse, affettati, carni e formaggi sfusi piuttosto che quelli confezionati in vaschette di plastica
- bere acqua dal rubinetto e comunque usare le bottiglie di vetro a rendere piuttosto che quelle in plastica da buttare
- acquistare ricariche e prodotti concentrati: gli imballaggi sono più piccoli, più leggeri e progettati per ottimizzare il trasporto delle merci, risparmiando energia e diminuendo l'impatto ambientale
- scegliere i prodotti confezionati in imballaggi riciclati o facilmente riciclabili e in particolare gli imballaggi fatti con un solo materiale (cartone, plastica riclabile ecc.)
- evitare i prodotti con imballaggi voluminosi e inutili, come molti prodotti per l'elettronica e l'informatica, pensati solo per attirare l'attenzione dei compratori
- evitare prodotti usa e getta, a meno che non siano in plastica biodegradabile
- ecc. ecc. usando il buon senso.

da qualche tempo stanno prendendo piede in Italia i Gruppi di Acquisto Solidale.
I Gruppi di Acquisto Solidali (G.A.S.) nascono da una riflessione sulla necessità di un cambiamento profondo del nostro stile di vita. Come tutte le esperienze di consumo critico, anche questa vuole immettere una «domanda di eticità» nel mercato, per indirizzarlo verso un'economia che metta al centro le persone e le relazioni.

Qui si trovano informazioni sui G.A.S.: la loro storia, i principi, come fondarne uno, le notizie, i documenti utili da scaricare, ecc. www.retegas.org

giovedì 17 aprile 2008

- torniamo al teatrino della politica?

Dalla Mailing List di Andrea Mollica: Incubi che ritornano. Se iniziano così per noi c'è, davvero, speranza per il futuro; magari liberandoci di qualche pezzo di classe dirigente del passato (si veda sotto). Un piccolo blob di dichiarazioni del Silvio IV, tratte da Repubblica.it con mio titolo e commento in corsivo, per chi vuole leggere. Non abbattiamoci, per favore. Tremonti: "Eurobond per finanziare lo sviluppo" "Credo sia l'ora di pensare ad un debito pubblico europeo per finanziare lo sviluppo dell'Europa". L'esponente del Pdl Giulio Tremonti, possibile ministro di punta del prossimo governo, rilancia la sua vecchia proposta di "eurobond per lo sviluppo", in passato - ricorda - accolta da altri governi europei come "contro l'ortodossia finanziaria". Come rilanciare esportazioni in calo e ridurre la spesa pubblica? Esportare il debito. Un genio. Piazza Navona Rutelli: "Serve mia vittoria per bilanciare Bossi" ''Dopo i risultati molto difficili delle elezioni politiche credo che il buon governo di Roma sia determinante per l'equilibrio generale del paese. E di fronte ad un governo nazionale nel quale peserà moltissimo la Lega di Bossi, è chiaro che a Roma ci vuole un'alleanza di centrosinistra che abbia ben chiaro il ruolo della capitale e gli interessi nazionali''. Lo ha detto Francesco Rutelli ai microfoni di Ecotv. Risultato dell'analisi della sconfitta? Meridionalizzare il PD. Come urlava Nanni Moretti a Piazza Navona: con questi dirigenti non vinceremo mai. Giuro che se lo fanno, tramite le mie parentele (mio papà è della Provincia di Roma), apro un circolo a Roma. Della Lega Nord. Cordata italiana Alitalia, Berlusconi: "Ne parlerò con Sarkozy" "Riguardo all'ipotesi Air France, se si dovesse ritornare al primitivo progetto di un'Alitalia con pari dignità rispetto alle altre due compagnie e con una direzione italiana sarò lieto di discuterne e una volta che avrò l'incarico ne parlerò anche con il presidente francese Sarkozy". Lo dice il leader del Pdl Silvio Berlusconi lasciando Palazzo Grazioli. Silvio parlerà con il suo erede diretto, Nicolas Brunisconi, della cordata italiana. Da organizzare per portare Carla e Nick sulle cime delle Dolomiti. Malpensa, tiè! In piazza contro la Finanziaria 2009 Borghezio: "La Lega resterà di lotta, non solo di governo" La Lega resterà anche di lotta e non solo di governo, perchè "è assolutamente necessario che sia così. Se avendo i nostri uomini a Roma a trattare e a far avanzare il nostro progetto commettessimo l'errore di abbassare la guardia al Nord, saremmo fottuti. La Lega di lotta è ancora più importante in questo momento e in questo scenario che si apre con la vittoria elettorale: dobbiamo rimanere rivoluzionari". Lo afferma l'eurodeputato della Lega Nord Mario Borghezio. La Lega già organizza pullman per la manifestazione contro la Finanziaria poco rivolta al Nord e che dà poche risorse alla lotta contro i clandestini. Mancano inoltre finanziamenti per infrastrutture. Interviene il ministro Maroni. Si annunciano voti in libera uscita.