Ma è tutto vero?
Premetto che non ho remore riguardo la ricerca scientifica e le sperimentazioni sull'energia nucleare. Vorrei anzi che il nostro paese investisse molto ma molto di più nel campo della ricerca scientifica, non solo nucleare, ma anche (di grande interesse la ricerca sulla fusione).
Detto questo mi pare di essere banale se ricordo alcune verità assodate, ma bisogna pur farlo, visto il marketing assatanato di alcune lobbies del nucleare.
Vediamo i costi: Una centrale nucleare necessita di un lungo periodo di tempo per essere costruita (in media 10 anni). In questo periodo vanno aggiunti i costi oppurtunità, ossia le perdite "potenziali" pari al tasso di interesse perso se i fondi fossero stati depositati in banca o occupati in altre attività economiche.
Le centrali nucleari producono rifiuti radioattivi (scorie) la cui gestione è ancora un capitolo aperto per l'intero occidente. Soltanto gli Usa, dopo oltre 25 anni di studi, hanno realizzato una soluzione definitiva ma solo per le scorie di II grado (quelle meno pericolose) realizzando un deposito in profondità (geologico) in cui stoccare le scorie radioattive. Resta ancora incerto il destino delle scorie di III grado (ad alta radioattività) per ora stoccate temporaneamente all'interno delle centrali nucleari.
Al termine del ciclo di vita della centrale nucleare va considerato anche il costo del suo smantellamento, la bonifica del territorio e lo stoccaggio delle scorie radioattive. Esempio: per costruire la centrale nucleare americana di Maine Yankee negli anni '60 sono stati investiti 231 milioni di dollari al valore attuale. Recentemente questa centrale ha terminato il suo ciclo produttivo e per smantellarla sono stati allocati 635 milioni di dollari correnti. (da http://www.ecoage.it/energia-nucleare-costi.htm).
Poi c’è la domanda: abbiamo abbastanza uranio per i prossimi decenni? I fautori dell'energia nucleare spesso glissano elegantemente sulla questione della disponibilità di uranio; il quale è una risorsa minerale, limitata così come lo è il petrolio. Quanto uranio abbiamo, realmente? E' possibile che siamo vicini al "picco dell'uranio", allo stesso modo in cui ci stiamo avvicinando al picco del petrolio?
Il problema è complesso e difficile, ma qualche elemento di valutazione lo possiamo ottenere dai dati. Un primo elemento lo possiamo ottenere dall'andamento dei prezzi (da www.uxc.com vediamo che il prezzo dell'uranio si è quasi decuplicato a partire dal 2001. Oggi costa quasi 50 dollari la libbra, mentre costava 5 dollari la libbra nel 2001).
Si dice che il prezzo dell'uranio non è un parametro molto importante per l'industria nucleare; è il costo degli impianti che conta. Questo è stato vero per un lungo periodo della storia dell'industria nucleare, ma è perfettamente possibile che il prezzo dell'uranio aumenti a un livello tale da diventare un fattore importante o addirittura predominante. Alla fine dei conti, se la produzione di uranio non è sufficiente per soddisfare la domanda, non importa quanto costa: qualcuno rimarrà senza. E questo sembrerebbe essere quello che sta succedendo, come vediamo dal grafico seguente.

La differenza fra produzione e consumo di uranio è stata coperta dal 1980 a oggi smantellando vecchie testate nucleari. Di per sé, questa di trasformare "spade in aratri" è un'idea encomiabile, ma la quantità di materiale fissile che se ne può ricavare è limitata. Basta guardare il diagramma per vedere che stiamo utilizzando per i reattori l'uranio estratto negli anni '50 e '60 che era stato immagazzinato nelle bombe. Questo uranio non potrà durare ancora a lungo, anche ammesso che i paesi che hanno armi nucleari vogliano liberarsene totalmente.
Perché non si riesce a produrre uranio dalle miniere in quantità tali da soddisfare la domanda? E' possibile che siamo vicini alla "fine dell'uranio"? Dal punto di vista puramente fisico, sembrerebbe di no, l'uranio, a differenza del petrolio, è un minerale relativamente abbondante nella crosta terrestre; il problema è che è raro trovarlo sufficientemente concentrato da poter essere considerato "estraibile". L'andamento dei prezzi e della produzione suggerisce che i giacimenti di uranio concentrato siano stati in gran parte sfruttati e che ora sia necessario estrarre da giacimenti piu' diluiti. Questo richiede forti investimenti, il che spiega l'andamento dei prezzi, sui quali i maggiori costi di estrazione si riflettono.
(note tratte da un articolo del professor Ugo Bardi, Presidente di AspoItalia, Association for the Study of Peak Oil Italia, associazione italiana per lo studio del picco del petrolio).
E potrei continuare (per esempio parlando di quali tecnologie straniere dovremo usufruire, con i relativi costi per noi e guadagni per loro) ma rischio di diventare troppo lungo.
Voglio solo far notare, alla fine, che una centrale moderna, per esempio quella (una delle poche, tra l'altro) che si sta costruendo in Finlandia, di terza generazione, avrà una potenza di circa 1600 Megawatt. In Europa, solo quattro paesi stanno attualmente costruendo delle centrali nucleari. Oltre alla Finlandia e alla Francia, anche la Romania e la Slovacchia stanno realizzando progetti nucleari, ma le centrali nucleari di questi paesi raggiungeranno una capacità di produzione notevolmente più limitata.
Bene, con una politica ben calibrata di risparmio energetico, si potrebbe ottenere (molto) di più a costi bassissimi o nulli?
In Italia, nel 2005, con interventi solo di tipo tecnologico (quindi escludendo un diverso comportamento dei consumatori, vedi per esempio il non uso dello "stand by" per molti elettrodomestici o l'uso di lampade a gas piuttosto che ad incandescenza o una cultura del risparmio sulle assurde illuminazioni di certe città ecc. ecc.) i risparmi energetici certificati equivalgono al consumo domestico annuo di una città di circa 380.000 abitanti, o alla produzione elettrica annua di una centrale di 160 MW di potenza (un decimo della centrale finlandese). Le emissioni evitate grazie a questi risparmi ammontano ad oltre 750.000 tonnellate di anidride carbonica (dati ENEL!).
Il 15 febbraio scorso è arrivata a compimento l'iniziativa (ultrabenemerita!) della trasmissione "Caterpillar" di Radio Due: "Roma, 15 febbraio 2008 - Nel pomeriggio di oggi, alle ore 18.00 in concomitanza con l'avvio dell'iniziativa "M'illumino di meno" del programma Radio Rai Caterpillar, TERNA, la società responsabile della trasmissione e del dispacciamento dell'energia elettrica a livello nazionale, ha rilevato una riduzione istantanea del fabbisogno di energia elettrica dell'ordine di 400 Megawatt equivalente al consumo di circa 7 milioni di lampadine."
Non è impossibile, vero, pensare che una centrale nucleare, o anche due o tre, potrebbero essere superflue se si risparmia energia (senza perdere in qualità dei servizi) e ancor di più se si investe sulle energie rinnovabili? Ma questo è un altro discorso.
Vincenzo Masotti
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