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giovedì 26 giugno 2008

- il bonzo, la libertà e i rom

C'è una vecchia canzone di Enzo Jannacci, che racconta di un bonzo che si dà fuoco per la LIBERTA', ma la cosa non interessa, così come altri fatti di cronaca sgradevoli, salvo ricredersi quando anche la libertà del protagonista viene messa in pericolo. Gli avvenimenti di questo periodo - in particolare l'odio indotto verso gli extracomunitari e verso i rom - mi hanno fatto venire in mente una poesia attribuita a Bertold Brecht con lo stesso messaggio di fondo. "Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare." Come detto la poesia è attribuita a Brecht, ma molti sostengono che è opera del pastore Martin Niemöller, avversario del nazismo, imprigionato e deportato ai campi di concentramento di Sachsenhausen e di Dachau dai quali sopravvisse per diventare il portavoce della pena e riconciliazione della popolazione tedesca dopo la Seconda Guerra Mondiale. La sua poesia è ben conosciuta, frequentemente citata, ed è un modello popolare per descrivere i pericoli dell'apatia politica, e come essa alle volte inizi con un odio teso ad impaurire obiettivi e di come alle volte esca fuori controllo. Ecco una sua versione del 1976: "Quando i nazisti vennero per i comunisti, Io restai in silenzio; Non ero comunista. Quando rinchiusero i socialdemocratici, Rimasi in silenzio; Non ero un socialdemocratico. Quando vennero per i sindacalisti, Io non feci sentire la mia voce; Non ero un sindacalista. Quando vennero per gli ebrei, Rimasi in silenzio; Non ero un ebreo. Quando vennero per me, Non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce."

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