
Nei giorni successivi il ministro Renato Brunetta ha proclamato ai quattro venti (leggi mass media) la sua proposta di legge delega, guadagnandosi un certo favore da parte dell’opinione pubblica.
Premesso che - come ha dichiarato Ichino, ma anche Brunetta - la questione non è né di destra né di sinistra, vediamo gli obiettivi delle due proposte.
Brunetta, con la pubblicazione di dati sul sito del suo ministero della funzione pubblica e dell’innovazione (http://www.innovazionepa.gov.it/) riguardo gli emolumenti dei dirigenti e il numero delle consulenze esterne, batte il chiodo “innescare un meccanismo di controllo da parte dei cittadini”. Lo strumento, secondo lui, è avviare una “class action”, cioé un procedimento giudiziario aperto dalle associazioni dei consumatori, su segnalazione dei cittadini quando le cose non funzionano nella PA. Il meccanismo dovrebbe entrare in funzione a partire dall’inizio del 2009, grazie ad un cambiamento della legge approvata nel 2007 dal governo Prodi (per certi versi insufficiente).
Personalmente ho qualche dubbio, anche vista la lentezza della macchina giuridica, che questo possa portare a cambiamenti in tempi brevi. E poi chi pagherebbe e come? Mi sembra più efficace la proposta di Ichino, legata alla trasparenza (con pubblicazione sull’Internet in tempo reale dei risultati rispetto agli obiettivi), per una Autority sopra le parti, dunque bipartisan, dunque indipendente, eletta dai due terzi del Parlamento. Espressione così non di una fazione, ma che dimostri piuttosto qualità manageriali.
(Vedi http://www.pietroichino.it/?page_id=15).Qui mi sembra di poter notare l’assenza, da parte del progetto del giuslavorista milanese, e gliel’ho detto nel corso della conferenza alla Schiranna, di chiare sanzioni in caso di insufficienze dimostrate.
Una nuova Autority rappresenterebbe un aggravio dei costi pubblici? Ichino sostiene di no, perché sostituirebbe uffici esistenti e dunque sarebbe a costo zero. Il fatto che il presidente della Corte dei Conti si opponga all’idea, fa supporre che alcune funzioni di questo istituto potrebbero passare alla nuova Autority.

Quanto al controllo da parte del pubblico, Pietro Ichino ha fatto un esempio che a mio parere è piuttosto convincente (anche se non l’unico possibile: le funzioni pubbliche possono essere molto diverse), nella scuola in Gran Bretagna ci sono tre livelli di controllo (definiti “public review”): 1) test oggettivi tarati sul territorio (la situazione londinese non può essere comparata ad un territorio di provincia). I test dicono molto, ma non tutto. 2) valutazione delle famiglie. 3) monitoraggio degli esiti a sei mesi e a tre anni dall’uscita dalla scuola degli allievi.
Dopodiché si assegnano una, o due, o tre stelle all’istituto scolastico. Se non c'è almeno una stella entro due anni, il preside è licenziato, la scuola chiusa e i professori trasferiti!
Questo significa, tra l’altro, che se il dirigente è licenziabile, e paga, può avere più libertà. Ad esempio scegliendosi i collaboratori. Vanno distinti i ruoli dei dirigenti: non c’è solo quello disciplinare, non c’è solo quello della produttività, ma c’è soprattutto quello del raggiungimento degli obiettivi.
Anche qui, nella proposta Brunetta, della quale però riconosco di avere solo notizie riferite dai media, c’è un discorso più generico che è: il capo che verifica, i clienti che giudicano, i colleghi che ci tengono a raggiungere gli obiettivi comuni.
Per entrambi non si tratta più di dare aumenti indifferenziati, ma premi legati alla produttività e all’efficienza (nota: la cosa avviene già in alcuni settori della PA, per esempio nell’Agenzia delle Entrate, nella Regione Friuli e in alcuni Comuni come Bolzano e Reggio Emilia).
Un’esperienza concreta - che ci dice della difficoltà dell’impresa - è stata raccontata, alla Schiranna, dal consigliere regionale Giuseppe Adamoli del PD. Da alcuni anni, in Regione Lombardia, è stato introdotto un “comitato di valutazione” (quindi una sorta di Autority?) con criteri di unanimità. Insomma un Comitato bipartisan. Il comitato si è scontrato con tre tipi di resistenze: quella dei sindacati, quella dei dipendenti, ma soprattutto (udite udite!) quella dei dirigenti. Non volevano farsi valutare? Anche. Ma soprattutto non volevano dare una valutazione dei propri dipendenti.
Brunetta ha detto che se non riesce nei suoi obiettivi entro un anno se ne andrà. Vedremo... L’importante è che recepisca anche qualcuna delle proposte costruttive di Ichino e del PD.
Nell’incontro di Schiranna sono stati molti gli interventi interessanti (con un pubblico di un centinaio di persone che io ritengo troppo piccolo per l’importanza dell’argomento). Ne sintetizzo solo uno, di un ex-sindacalista della CGIL: formazione, formazione, formazione.
A tutti i livelli. Che impresa titanica!
Vincenzo Masotti
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