domenica 29 giugno 2008
- la piovra 3 (1987)
dialogo tra il senatore Tarsoni (interpretato da Giampiero Albertini) e il professor Mattinera (sottosegretario alla difesa? interpretato da Lino Capolicchio)
Mattinera: - Adesso cosa farà?
Tarsoni: - La denuncerò.
- Ma io ho un ruolo pubblico importante in questo paese, migliaia di persone mi danno la loro fiducia.
- migliaia di persone che lei ha ingannato.
- Non è vero. La gente non ti sceglie per ideali. No. La gente ti sceglie per interesse, e questi interessi io rappresento.
(e nel 2008? quale sceneggiato?)
sabato 28 giugno 2008
- ci vuole più coraggio?

venerdì 27 giugno 2008
- di fannulloni e di trasparenza nella Pubblica Amministrazione

Nei giorni successivi il ministro Renato Brunetta ha proclamato ai quattro venti (leggi mass media) la sua proposta di legge delega, guadagnandosi un certo favore da parte dell’opinione pubblica.
Premesso che - come ha dichiarato Ichino, ma anche Brunetta - la questione non è né di destra né di sinistra, vediamo gli obiettivi delle due proposte.
Brunetta, con la pubblicazione di dati sul sito del suo ministero della funzione pubblica e dell’innovazione (http://www.innovazionepa.gov.it/) riguardo gli emolumenti dei dirigenti e il numero delle consulenze esterne, batte il chiodo “innescare un meccanismo di controllo da parte dei cittadini”. Lo strumento, secondo lui, è avviare una “class action”, cioé un procedimento giudiziario aperto dalle associazioni dei consumatori, su segnalazione dei cittadini quando le cose non funzionano nella PA. Il meccanismo dovrebbe entrare in funzione a partire dall’inizio del 2009, grazie ad un cambiamento della legge approvata nel 2007 dal governo Prodi (per certi versi insufficiente).
Personalmente ho qualche dubbio, anche vista la lentezza della macchina giuridica, che questo possa portare a cambiamenti in tempi brevi. E poi chi pagherebbe e come? Mi sembra più efficace la proposta di Ichino, legata alla trasparenza (con pubblicazione sull’Internet in tempo reale dei risultati rispetto agli obiettivi), per una Autority sopra le parti, dunque bipartisan, dunque indipendente, eletta dai due terzi del Parlamento. Espressione così non di una fazione, ma che dimostri piuttosto qualità manageriali.
(Vedi http://www.pietroichino.it/?page_id=15).Qui mi sembra di poter notare l’assenza, da parte del progetto del giuslavorista milanese, e gliel’ho detto nel corso della conferenza alla Schiranna, di chiare sanzioni in caso di insufficienze dimostrate.
Una nuova Autority rappresenterebbe un aggravio dei costi pubblici? Ichino sostiene di no, perché sostituirebbe uffici esistenti e dunque sarebbe a costo zero. Il fatto che il presidente della Corte dei Conti si opponga all’idea, fa supporre che alcune funzioni di questo istituto potrebbero passare alla nuova Autority.

Quanto al controllo da parte del pubblico, Pietro Ichino ha fatto un esempio che a mio parere è piuttosto convincente (anche se non l’unico possibile: le funzioni pubbliche possono essere molto diverse), nella scuola in Gran Bretagna ci sono tre livelli di controllo (definiti “public review”): 1) test oggettivi tarati sul territorio (la situazione londinese non può essere comparata ad un territorio di provincia). I test dicono molto, ma non tutto. 2) valutazione delle famiglie. 3) monitoraggio degli esiti a sei mesi e a tre anni dall’uscita dalla scuola degli allievi.
Dopodiché si assegnano una, o due, o tre stelle all’istituto scolastico. Se non c'è almeno una stella entro due anni, il preside è licenziato, la scuola chiusa e i professori trasferiti!
Questo significa, tra l’altro, che se il dirigente è licenziabile, e paga, può avere più libertà. Ad esempio scegliendosi i collaboratori. Vanno distinti i ruoli dei dirigenti: non c’è solo quello disciplinare, non c’è solo quello della produttività, ma c’è soprattutto quello del raggiungimento degli obiettivi.
Anche qui, nella proposta Brunetta, della quale però riconosco di avere solo notizie riferite dai media, c’è un discorso più generico che è: il capo che verifica, i clienti che giudicano, i colleghi che ci tengono a raggiungere gli obiettivi comuni.
Per entrambi non si tratta più di dare aumenti indifferenziati, ma premi legati alla produttività e all’efficienza (nota: la cosa avviene già in alcuni settori della PA, per esempio nell’Agenzia delle Entrate, nella Regione Friuli e in alcuni Comuni come Bolzano e Reggio Emilia).
Un’esperienza concreta - che ci dice della difficoltà dell’impresa - è stata raccontata, alla Schiranna, dal consigliere regionale Giuseppe Adamoli del PD. Da alcuni anni, in Regione Lombardia, è stato introdotto un “comitato di valutazione” (quindi una sorta di Autority?) con criteri di unanimità. Insomma un Comitato bipartisan. Il comitato si è scontrato con tre tipi di resistenze: quella dei sindacati, quella dei dipendenti, ma soprattutto (udite udite!) quella dei dirigenti. Non volevano farsi valutare? Anche. Ma soprattutto non volevano dare una valutazione dei propri dipendenti.
Brunetta ha detto che se non riesce nei suoi obiettivi entro un anno se ne andrà. Vedremo... L’importante è che recepisca anche qualcuna delle proposte costruttive di Ichino e del PD.
Nell’incontro di Schiranna sono stati molti gli interventi interessanti (con un pubblico di un centinaio di persone che io ritengo troppo piccolo per l’importanza dell’argomento). Ne sintetizzo solo uno, di un ex-sindacalista della CGIL: formazione, formazione, formazione.
A tutti i livelli. Che impresa titanica!
Vincenzo Masotti
giovedì 26 giugno 2008
- il bonzo, la libertà e i rom
C'è una vecchia canzone di Enzo Jannacci, che racconta di un bonzo che si dà fuoco per la LIBERTA', ma la cosa non interessa, così come altri fatti di cronaca sgradevoli, salvo ricredersi quando anche la libertà del protagonista viene messa in pericolo.
Gli avvenimenti di questo periodo - in particolare l'odio indotto verso gli extracomunitari e verso i rom - mi hanno fatto venire in mente una poesia attribuita a Bertold Brecht con lo stesso messaggio di fondo.
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare."
Come detto la poesia è attribuita a Brecht, ma molti sostengono che è opera del pastore Martin Niemöller, avversario del nazismo, imprigionato e deportato ai campi di concentramento di Sachsenhausen e di Dachau dai quali sopravvisse per diventare il portavoce della pena e riconciliazione della popolazione tedesca dopo la Seconda Guerra Mondiale. La sua poesia è ben conosciuta, frequentemente citata, ed è un modello popolare per descrivere i pericoli dell'apatia politica, e come essa alle volte inizi con un odio teso ad impaurire obiettivi e di come alle volte esca fuori controllo.
Ecco una sua versione del 1976:
"Quando i nazisti vennero per i comunisti,
Io restai in silenzio;
Non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici,
Rimasi in silenzio;
Non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti,
Io non feci sentire la mia voce;
Non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei,
Rimasi in silenzio;
Non ero un ebreo.
Quando vennero per me,
Non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce."
lunedì 23 giugno 2008
- la nuova legge salvapremier
Esempio 1:
A) un uomo violenta una studentessa alla fermata del tram
B) uno studente regala una dose di hashish ad un compagno
Quale processo si farà per primo dopo la nuova legge? Risposta: B
Esempio 2:
A) un chirurgo provoca per un grave errore la morte di un bambino
B) un giovane ruba un cellulare a un coetaneo minacciandolo con un temperino
Quale processo si farà per primo? Risposta: B
Associazione nazionale magistrati, 18 giugno
PS (luglio 2008). Come è noto, in seguito all'approvazione del Lodo Alfano e alla forte opposizione di PD e IDV, la legge blocca-processi è stata modificata, lasciando alla magistratura la scelta se e cosa rinviare a seconda dell'opportunità.
venerdì 20 giugno 2008
- parlare di lavoro con una persona seria
Venerdì 20 giugno 2008 - ore 21 - Festa d’estate 2008 alla Schiranna organizza il dibattito
Trasparenza e valutazione dell’efficienza nella Pubblica Amministrazione
Intervengono:
senatore Pietro Ichino - docente ordinario di "diritto del lavoro" presso l’Università Statale di Milano
Andrea Mollica - responsabile provinciale settore lavoro PD
Fabrizio Taricco - sindaco di Carnago
Il senatore Pietro Ichino è uno studioso delle leggi sul lavoro le cui posizioni hanno spesso provocato proficui dibattiti nella collettività. L'occasione di questa sera è molto stimolante. Invitiamo perciò tutti quelli che possono a partecipare.
- Due grandi giornalisti dicono la loro
Da "Il venerdì" del 20 giugno 2008:
"La pericolosa illusione che unisce masse e potenti.
Su una cosa sono tutti d'accordo (...) aumentare la produzione, per aumentare i consumi, per aumentare la redistribuzione. I petrolieri alla Cheney e alla Bush, gli oligarchi russi e i nuovi mandarini cinesi, si presentano, e magari si pensano, come filantropi intenti al benessere dell'umanità.
Capitalisti e comunisti sono fermi nelle stesse illusioni, nelle stesse propagande: la libera concorrenza, miracolosa come il consumismo di massa, la scienza irresponsabile solutrice di tutti i problemi, la crescita demografica possibile all'infinito, la democrazia totale, one man one vote (un uomo un voto), come la migliore. (...)
Ogni uomo dotato di raziocinio ha capito da un pezzo che di questo passo si va all'autodistruzione della specie, ma l'umanità di massa continua ciecamente ad ignorarlo. Il mondo è piccolo e superaffollato, ed ecco circolare le leggende, i nuovi miti consolatori, che sotto le calotte ghiacciate dei poli ci sono riserve inesauribili di fonti energetiche e di cibo, petrolio e gas per tutti, pesci e ostriche per i miliardi di affamati.
Non è di illusioni che ha bisogno la specie umana, ma di ragione e di buon governo. (...)
Il mondo libero ha deriso per anni la società comunista che toglieva agli uomini la libertà e li costringeva alla fame per produrre armi. Ma ora anche il nostro modo dissennato di produrre e di distribuire sta venendo alla resa dei conti, e se nessuno è così stolto da riproporre le soluzioni feroci e dispotiche del comunismo, è chiaro che (...) il pensiero politico ed economico deve confrontarsi su questi temi, invece di discutere sui miracoli del libero mercato e sulle migrazioni spaziali, proprio ora che le nostre sonde nell'universo dimostrano che per i secoli a venire la migrazione sarà fuori dalla nostra portata.
Non ci spaventa solo l'estrema difficoltà della sopravvivenza, ma il ritardo nel pensarla, la voglia di ignorarla."
Giorgio Bocca
Da "Il venerdì" del 20 giugno 2008:
"Inchieste: le regole inglesi e le (non) regole italiane.
Quando ero giornalista in Inghilterra (...) dovevamo osservare regole severissime. Dal momento in cui un magistrato apriva un procedimento su un cittadino era tassativamente vietato pubblicare sull'argomento notizie o indiscrezioni, salvo quelle diramate, ufficialmente, dal magistrato stesso. (...) (ndr: più o meno la stessa cosa avviene in Svizzera).
Silenzio di tomba fino al momento in cui il magistrato inviava il cittadino a giudizio. E anche allora era vietato pubblicare alcunché sull'intera vicenda, tranne il resoconto nudo e crudo delle pubbliche udienze. Pena il carcere (per il giornalista).
Differenza abissale, come si vede, da quel che succede in Italia (...) (dove) si distrugge prima del processo, crudelmente, la reputazione di un individuo: che certe volte lo merita, altre no.
E allora verrebbe istintivo rispondere: bisognerebbe applicare anche in Italia regole tassative, come in Inghilterra. Non dire nulla, fino al processo, su un cittadino che sia sotto inchiesta.
Ma allora nasce un altro problema. Le inchieste giudiziarie in Italia sono lunghissime (...) se dunque si applicassero regole simili a quelle inglesi, tanti episodi di malcostume, per esempio i traffici di bustarelle intascate da uomini politici, continuerebbero indisturbati per mesi e anni. (...)
Conclusione: in Italia è inevitabile commettere un'ingiustizia. Con la libertà di pubblicazione oggi vigente (...) si fa un processo a mezzo stampa. Con l'adozione delle regole inglesi, le persone colpevoli di malcostume la farebbero franca fino all'apertura di un regolare processo.
Chiedo scusa se, dopo queste osservazioni, vi sembro anglofilo.
Piero Ottone
(ndr: E' possibile adottare le regole inglesi senza una vera riforma dei processi e senza garantire ai magistrati una assoluta indipendenza dai politici, come del resto recita la Costituzione)?)
domenica 8 giugno 2008
- ma l'energia nucleare risolverà i nostri problemi?
Da qualche anno si sta facendo un gran battage pubblicitario sulle possibilità che aprirebbero alla nazione investimenti sull'energia nucleare: meno costi per l'energia, meno dipendenza dai combustibili fossili (gas e petrolio in primo luogo e anche carbone) e quindi da paesi non affidabili (anche la Russia dell'"amico" Putin? Amico di Berlusconi, intendo) minor produzione di anidride carbonica, e poi, via!, dobbiamo seguire le strade del progresso!
Ma è tutto vero?
Premetto che non ho remore riguardo la ricerca scientifica e le sperimentazioni sull'energia nucleare. Vorrei anzi che il nostro paese investisse molto ma molto di più nel campo della ricerca scientifica, non solo nucleare, ma anche (di grande interesse la ricerca sulla fusione).
Detto questo mi pare di essere banale se ricordo alcune verità assodate, ma bisogna pur farlo, visto il marketing assatanato di alcune lobbies del nucleare.
Vediamo i costi: Una centrale nucleare necessita di un lungo periodo di tempo per essere costruita (in media 10 anni). In questo periodo vanno aggiunti i costi oppurtunità, ossia le perdite "potenziali" pari al tasso di interesse perso se i fondi fossero stati depositati in banca o occupati in altre attività economiche.
Le centrali nucleari producono rifiuti radioattivi (scorie) la cui gestione è ancora un capitolo aperto per l'intero occidente. Soltanto gli Usa, dopo oltre 25 anni di studi, hanno realizzato una soluzione definitiva ma solo per le scorie di II grado (quelle meno pericolose) realizzando un deposito in profondità (geologico) in cui stoccare le scorie radioattive. Resta ancora incerto il destino delle scorie di III grado (ad alta radioattività) per ora stoccate temporaneamente all'interno delle centrali nucleari.
Al termine del ciclo di vita della centrale nucleare va considerato anche il costo del suo smantellamento, la bonifica del territorio e lo stoccaggio delle scorie radioattive. Esempio: per costruire la centrale nucleare americana di Maine Yankee negli anni '60 sono stati investiti 231 milioni di dollari al valore attuale. Recentemente questa centrale ha terminato il suo ciclo produttivo e per smantellarla sono stati allocati 635 milioni di dollari correnti. (da http://www.ecoage.it/energia-nucleare-costi.htm).
Poi c’è la domanda: abbiamo abbastanza uranio per i prossimi decenni? I fautori dell'energia nucleare spesso glissano elegantemente sulla questione della disponibilità di uranio; il quale è una risorsa minerale, limitata così come lo è il petrolio. Quanto uranio abbiamo, realmente? E' possibile che siamo vicini al "picco dell'uranio", allo stesso modo in cui ci stiamo avvicinando al picco del petrolio?
Il problema è complesso e difficile, ma qualche elemento di valutazione lo possiamo ottenere dai dati. Un primo elemento lo possiamo ottenere dall'andamento dei prezzi (da www.uxc.com vediamo che il prezzo dell'uranio si è quasi decuplicato a partire dal 2001. Oggi costa quasi 50 dollari la libbra, mentre costava 5 dollari la libbra nel 2001).
Si dice che il prezzo dell'uranio non è un parametro molto importante per l'industria nucleare; è il costo degli impianti che conta. Questo è stato vero per un lungo periodo della storia dell'industria nucleare, ma è perfettamente possibile che il prezzo dell'uranio aumenti a un livello tale da diventare un fattore importante o addirittura predominante. Alla fine dei conti, se la produzione di uranio non è sufficiente per soddisfare la domanda, non importa quanto costa: qualcuno rimarrà senza. E questo sembrerebbe essere quello che sta succedendo, come vediamo dal grafico seguente.
La linea rossa rappresenta l'uranio utilizzato dai reattori attualmente in esercizio mentre le "montagne" colorate rappresentano la produzione. Il primo picco di produzione dell'uranio corrisponde alla corsa agli armamenti nucleari degli anni '60, il secondo è correlato allo sviluppo delle centrali nucleari, che ha avuto il suo massimo negli anni 70-80. Come si vede, a partire dagli anni 80, le centrali nucleari consumano più uranio di quanto l'industria minerale non produca.
La differenza fra produzione e consumo di uranio è stata coperta dal 1980 a oggi smantellando vecchie testate nucleari. Di per sé, questa di trasformare "spade in aratri" è un'idea encomiabile, ma la quantità di materiale fissile che se ne può ricavare è limitata. Basta guardare il diagramma per vedere che stiamo utilizzando per i reattori l'uranio estratto negli anni '50 e '60 che era stato immagazzinato nelle bombe. Questo uranio non potrà durare ancora a lungo, anche ammesso che i paesi che hanno armi nucleari vogliano liberarsene totalmente.
Perché non si riesce a produrre uranio dalle miniere in quantità tali da soddisfare la domanda? E' possibile che siamo vicini alla "fine dell'uranio"? Dal punto di vista puramente fisico, sembrerebbe di no, l'uranio, a differenza del petrolio, è un minerale relativamente abbondante nella crosta terrestre; il problema è che è raro trovarlo sufficientemente concentrato da poter essere considerato "estraibile". L'andamento dei prezzi e della produzione suggerisce che i giacimenti di uranio concentrato siano stati in gran parte sfruttati e che ora sia necessario estrarre da giacimenti piu' diluiti. Questo richiede forti investimenti, il che spiega l'andamento dei prezzi, sui quali i maggiori costi di estrazione si riflettono.
(note tratte da un articolo del professor Ugo Bardi, Presidente di AspoItalia, Association for the Study of Peak Oil Italia, associazione italiana per lo studio del picco del petrolio).
E potrei continuare (per esempio parlando di quali tecnologie straniere dovremo usufruire, con i relativi costi per noi e guadagni per loro) ma rischio di diventare troppo lungo.
Voglio solo far notare, alla fine, che una centrale moderna, per esempio quella (una delle poche, tra l'altro) che si sta costruendo in Finlandia, di terza generazione, avrà una potenza di circa 1600 Megawatt. In Europa, solo quattro paesi stanno attualmente costruendo delle centrali nucleari. Oltre alla Finlandia e alla Francia, anche la Romania e la Slovacchia stanno realizzando progetti nucleari, ma le centrali nucleari di questi paesi raggiungeranno una capacità di produzione notevolmente più limitata.
Bene, con una politica ben calibrata di risparmio energetico, si potrebbe ottenere (molto) di più a costi bassissimi o nulli?
In Italia, nel 2005, con interventi solo di tipo tecnologico (quindi escludendo un diverso comportamento dei consumatori, vedi per esempio il non uso dello "stand by" per molti elettrodomestici o l'uso di lampade a gas piuttosto che ad incandescenza o una cultura del risparmio sulle assurde illuminazioni di certe città ecc. ecc.) i risparmi energetici certificati equivalgono al consumo domestico annuo di una città di circa 380.000 abitanti, o alla produzione elettrica annua di una centrale di 160 MW di potenza (un decimo della centrale finlandese). Le emissioni evitate grazie a questi risparmi ammontano ad oltre 750.000 tonnellate di anidride carbonica (dati ENEL!).
Il 15 febbraio scorso è arrivata a compimento l'iniziativa (ultrabenemerita!) della trasmissione "Caterpillar" di Radio Due: "Roma, 15 febbraio 2008 - Nel pomeriggio di oggi, alle ore 18.00 in concomitanza con l'avvio dell'iniziativa "M'illumino di meno" del programma Radio Rai Caterpillar, TERNA, la società responsabile della trasmissione e del dispacciamento dell'energia elettrica a livello nazionale, ha rilevato una riduzione istantanea del fabbisogno di energia elettrica dell'ordine di 400 Megawatt equivalente al consumo di circa 7 milioni di lampadine."
Non è impossibile, vero, pensare che una centrale nucleare, o anche due o tre, potrebbero essere superflue se si risparmia energia (senza perdere in qualità dei servizi) e ancor di più se si investe sulle energie rinnovabili? Ma questo è un altro discorso.
Vincenzo Masotti
Ma è tutto vero?
Premetto che non ho remore riguardo la ricerca scientifica e le sperimentazioni sull'energia nucleare. Vorrei anzi che il nostro paese investisse molto ma molto di più nel campo della ricerca scientifica, non solo nucleare, ma anche (di grande interesse la ricerca sulla fusione).
Detto questo mi pare di essere banale se ricordo alcune verità assodate, ma bisogna pur farlo, visto il marketing assatanato di alcune lobbies del nucleare.
Vediamo i costi: Una centrale nucleare necessita di un lungo periodo di tempo per essere costruita (in media 10 anni). In questo periodo vanno aggiunti i costi oppurtunità, ossia le perdite "potenziali" pari al tasso di interesse perso se i fondi fossero stati depositati in banca o occupati in altre attività economiche.
Le centrali nucleari producono rifiuti radioattivi (scorie) la cui gestione è ancora un capitolo aperto per l'intero occidente. Soltanto gli Usa, dopo oltre 25 anni di studi, hanno realizzato una soluzione definitiva ma solo per le scorie di II grado (quelle meno pericolose) realizzando un deposito in profondità (geologico) in cui stoccare le scorie radioattive. Resta ancora incerto il destino delle scorie di III grado (ad alta radioattività) per ora stoccate temporaneamente all'interno delle centrali nucleari.
Al termine del ciclo di vita della centrale nucleare va considerato anche il costo del suo smantellamento, la bonifica del territorio e lo stoccaggio delle scorie radioattive. Esempio: per costruire la centrale nucleare americana di Maine Yankee negli anni '60 sono stati investiti 231 milioni di dollari al valore attuale. Recentemente questa centrale ha terminato il suo ciclo produttivo e per smantellarla sono stati allocati 635 milioni di dollari correnti. (da http://www.ecoage.it/energia-nucleare-costi.htm).
Poi c’è la domanda: abbiamo abbastanza uranio per i prossimi decenni? I fautori dell'energia nucleare spesso glissano elegantemente sulla questione della disponibilità di uranio; il quale è una risorsa minerale, limitata così come lo è il petrolio. Quanto uranio abbiamo, realmente? E' possibile che siamo vicini al "picco dell'uranio", allo stesso modo in cui ci stiamo avvicinando al picco del petrolio?
Il problema è complesso e difficile, ma qualche elemento di valutazione lo possiamo ottenere dai dati. Un primo elemento lo possiamo ottenere dall'andamento dei prezzi (da www.uxc.com vediamo che il prezzo dell'uranio si è quasi decuplicato a partire dal 2001. Oggi costa quasi 50 dollari la libbra, mentre costava 5 dollari la libbra nel 2001).
Si dice che il prezzo dell'uranio non è un parametro molto importante per l'industria nucleare; è il costo degli impianti che conta. Questo è stato vero per un lungo periodo della storia dell'industria nucleare, ma è perfettamente possibile che il prezzo dell'uranio aumenti a un livello tale da diventare un fattore importante o addirittura predominante. Alla fine dei conti, se la produzione di uranio non è sufficiente per soddisfare la domanda, non importa quanto costa: qualcuno rimarrà senza. E questo sembrerebbe essere quello che sta succedendo, come vediamo dal grafico seguente.

La differenza fra produzione e consumo di uranio è stata coperta dal 1980 a oggi smantellando vecchie testate nucleari. Di per sé, questa di trasformare "spade in aratri" è un'idea encomiabile, ma la quantità di materiale fissile che se ne può ricavare è limitata. Basta guardare il diagramma per vedere che stiamo utilizzando per i reattori l'uranio estratto negli anni '50 e '60 che era stato immagazzinato nelle bombe. Questo uranio non potrà durare ancora a lungo, anche ammesso che i paesi che hanno armi nucleari vogliano liberarsene totalmente.
Perché non si riesce a produrre uranio dalle miniere in quantità tali da soddisfare la domanda? E' possibile che siamo vicini alla "fine dell'uranio"? Dal punto di vista puramente fisico, sembrerebbe di no, l'uranio, a differenza del petrolio, è un minerale relativamente abbondante nella crosta terrestre; il problema è che è raro trovarlo sufficientemente concentrato da poter essere considerato "estraibile". L'andamento dei prezzi e della produzione suggerisce che i giacimenti di uranio concentrato siano stati in gran parte sfruttati e che ora sia necessario estrarre da giacimenti piu' diluiti. Questo richiede forti investimenti, il che spiega l'andamento dei prezzi, sui quali i maggiori costi di estrazione si riflettono.
(note tratte da un articolo del professor Ugo Bardi, Presidente di AspoItalia, Association for the Study of Peak Oil Italia, associazione italiana per lo studio del picco del petrolio).
E potrei continuare (per esempio parlando di quali tecnologie straniere dovremo usufruire, con i relativi costi per noi e guadagni per loro) ma rischio di diventare troppo lungo.
Voglio solo far notare, alla fine, che una centrale moderna, per esempio quella (una delle poche, tra l'altro) che si sta costruendo in Finlandia, di terza generazione, avrà una potenza di circa 1600 Megawatt. In Europa, solo quattro paesi stanno attualmente costruendo delle centrali nucleari. Oltre alla Finlandia e alla Francia, anche la Romania e la Slovacchia stanno realizzando progetti nucleari, ma le centrali nucleari di questi paesi raggiungeranno una capacità di produzione notevolmente più limitata.
Bene, con una politica ben calibrata di risparmio energetico, si potrebbe ottenere (molto) di più a costi bassissimi o nulli?
In Italia, nel 2005, con interventi solo di tipo tecnologico (quindi escludendo un diverso comportamento dei consumatori, vedi per esempio il non uso dello "stand by" per molti elettrodomestici o l'uso di lampade a gas piuttosto che ad incandescenza o una cultura del risparmio sulle assurde illuminazioni di certe città ecc. ecc.) i risparmi energetici certificati equivalgono al consumo domestico annuo di una città di circa 380.000 abitanti, o alla produzione elettrica annua di una centrale di 160 MW di potenza (un decimo della centrale finlandese). Le emissioni evitate grazie a questi risparmi ammontano ad oltre 750.000 tonnellate di anidride carbonica (dati ENEL!).
Il 15 febbraio scorso è arrivata a compimento l'iniziativa (ultrabenemerita!) della trasmissione "Caterpillar" di Radio Due: "Roma, 15 febbraio 2008 - Nel pomeriggio di oggi, alle ore 18.00 in concomitanza con l'avvio dell'iniziativa "M'illumino di meno" del programma Radio Rai Caterpillar, TERNA, la società responsabile della trasmissione e del dispacciamento dell'energia elettrica a livello nazionale, ha rilevato una riduzione istantanea del fabbisogno di energia elettrica dell'ordine di 400 Megawatt equivalente al consumo di circa 7 milioni di lampadine."
Non è impossibile, vero, pensare che una centrale nucleare, o anche due o tre, potrebbero essere superflue se si risparmia energia (senza perdere in qualità dei servizi) e ancor di più se si investe sulle energie rinnovabili? Ma questo è un altro discorso.
Vincenzo Masotti
giovedì 5 giugno 2008
- il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno?
"Mezzo pieno o mezzo vuoto
questo è il solo e unico bicchiere che abbiamo.
Se si stava meglio quando si stava peggio
non lo so, però io vivo adesso"
E' quasi mezzanotte. Sento la nuova canzone di Max Pezzali per la prima volta mentre torno a casa da due riunioni del PD in provincia. Una mezza vuota, nel pomeriggio, dove nasce una discussione che si fonda su suscettibilità e personalismi. Succede, specialmente se chi è un po' un novizio per queste cose, come me, magari non sa dosare le critiche e si esprime in termini duri più del voluto... Ma l'altra, perbacco, è mezza piena. Siamo a Grantola, dove si incontrano per mettere assieme le forze i rappresentanti di vari circoli della Valcuvia, di Gemonio, di Cocquio, di Marchirolo e dintorni.
"Mezzo pieno o mezzo vuoto
mi hanno detto di giocare quindi io gioco
faccio del mio meglio, almeno ci proverò"
Siamo in sedici. Parliamo da amici. Parliamo quasi tutti, qualche volta sovrapponendoci, ma rispettandoci. Senza regole. Chi ha cose da dire le dice. Nella sala c'è un'aria davvero da partito nuovo. Anche se qualche presente è militante da vecchia data, qualcuno ha poca esperienza, qualcun altro nessuna.
Serenamente si illustrano sogni e progetti, utopie, speranze e attività concrete. Ma in sostanza ci si vuole inserire nel territorio come cosa viva e l'impressione è che ci riusciremo.
Per intanto gazebo, raccolta di firme, formazione, raccolta di dati e di informazioni, manifestazione di solidarietà per gli operai della cartiera di Besozzo. E poi la sede: dovremo pur darcene almeno una, fissa, solida, aperta, efficiente. Ma intanto ci riuniamo lo stesso in tanti posti diversi.
Mi capita raramente, ma questa sera sono un po' felice e vedo un futuro più roseo, più... pieno.
Cose che forse non possono capire coloro che si nascondono nei pregiudizi della politica "sporca", quelli che non si informano, che non capiscono perché non sanno capire. Mancano loro gli strumenti, manca la solidarietà e l'amicizia, manca la partecipazione. E soprattutto si inventano i nemici e le colpe:
"Colpa dell'Euro, colpa del dollaro
colpa del surriscaldamento e del carbonio
colpa di Al Quaeda, colpa dell'arbitro
colpa del prezzo di un barile di petrolio
colpa del varco nel centro storico
colpa di tutti i condizionatori a luglio
colpa del feto, colpa dell'atomo
colpa di tutta la droga disciolta nel Po.
Mezzo pieno o mezzo vuoto
questo è il solo ed unico bicchiere che abbiamo
se si stava meglio quando si stava peggio
non lo so però io vivo adesso
mezzo pieno o mezzo vuoto
mi hanno detto di giocare quindi io gioco
faccio del mio meglio, almeno ci proverò
se ho ragione o no... io non mi sposto."
Grazie Max Pezzali. Hai fatto una bella sintesi, senza saperlo, di questa mia giornata, alla fine proficua. Vincenzo Masotti
Chi vuole può ascoltare la nuova canzone nel sito http://www.maxpezzali.it/
questo è il solo e unico bicchiere che abbiamo.
Se si stava meglio quando si stava peggio
non lo so, però io vivo adesso"
E' quasi mezzanotte. Sento la nuova canzone di Max Pezzali per la prima volta mentre torno a casa da due riunioni del PD in provincia. Una mezza vuota, nel pomeriggio, dove nasce una discussione che si fonda su suscettibilità e personalismi. Succede, specialmente se chi è un po' un novizio per queste cose, come me, magari non sa dosare le critiche e si esprime in termini duri più del voluto... Ma l'altra, perbacco, è mezza piena. Siamo a Grantola, dove si incontrano per mettere assieme le forze i rappresentanti di vari circoli della Valcuvia, di Gemonio, di Cocquio, di Marchirolo e dintorni.
"Mezzo pieno o mezzo vuoto
mi hanno detto di giocare quindi io gioco
faccio del mio meglio, almeno ci proverò"

Serenamente si illustrano sogni e progetti, utopie, speranze e attività concrete. Ma in sostanza ci si vuole inserire nel territorio come cosa viva e l'impressione è che ci riusciremo.
Per intanto gazebo, raccolta di firme, formazione, raccolta di dati e di informazioni, manifestazione di solidarietà per gli operai della cartiera di Besozzo. E poi la sede: dovremo pur darcene almeno una, fissa, solida, aperta, efficiente. Ma intanto ci riuniamo lo stesso in tanti posti diversi.
Mi capita raramente, ma questa sera sono un po' felice e vedo un futuro più roseo, più... pieno.
Cose che forse non possono capire coloro che si nascondono nei pregiudizi della politica "sporca", quelli che non si informano, che non capiscono perché non sanno capire. Mancano loro gli strumenti, manca la solidarietà e l'amicizia, manca la partecipazione. E soprattutto si inventano i nemici e le colpe:
"Colpa dell'Euro, colpa del dollaro
colpa del surriscaldamento e del carbonio
colpa di Al Quaeda, colpa dell'arbitro
colpa del prezzo di un barile di petrolio
colpa del varco nel centro storico
colpa di tutti i condizionatori a luglio
colpa del feto, colpa dell'atomo
colpa di tutta la droga disciolta nel Po.
Mezzo pieno o mezzo vuoto
questo è il solo ed unico bicchiere che abbiamo
se si stava meglio quando si stava peggio
non lo so però io vivo adesso
mezzo pieno o mezzo vuoto
mi hanno detto di giocare quindi io gioco
faccio del mio meglio, almeno ci proverò
se ho ragione o no... io non mi sposto."
Grazie Max Pezzali. Hai fatto una bella sintesi, senza saperlo, di questa mia giornata, alla fine proficua. Vincenzo Masotti
Chi vuole può ascoltare la nuova canzone nel sito http://www.maxpezzali.it/
mercoledì 4 giugno 2008
- prossimi appuntamenti
La settimanale riunione di Circolo del martedì, per quel che riguarda il 10 giugno, non si terrà. La prossima riunione dunque si farà il 17 giugno (e non il 18 come scritto erroneamente fino al 6 giugno...).
In compenso...
siamo tutti invitati all'incontro tra i membri di vari circoli della zona a Grantola, Sala Civica a partire dalle 21 (a pochi minuti dalla sala cinematografica di Grantola, dove è possibile parcheggiare). In particolare si parlerà dell'apporto che ogni circolo può dare, in termini di volontariato, alla festa democratica di Germignaga.
Segnaliamo anche un incontro sul "federalismo fiscale" tra il deputato Linda Lanzillotta e il consigliere regionale Giuseppe Adamoli che avrà luogo venerdì 6 giugno, ore 21, alla Festa della Schiranna, a Varese. Inoltre - sempre al venerdì. sempre alle 21, sempre alla Schiranna, è previsto un incontro con il deputato Alessia Mosca, responsabile nazionale lavoro nel partito, sul tema "la grande occasione di Expo 2015" il 13 giugno, e un incontro con il senatore Pietro Ichino, giuslavorista molto noto ed editorialista del Corriere della Sera, sul tema "le riforme necessarie nel mondo del lavoro", il 20 giugno.
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