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martedì 15 aprile 2008

- Quello che non siamo stati capaci di dire

Una delle questioni della quale si è parlato poco e male è quella del debito pubblico. Mettendo a confronto il debito pubblico dei paesi Euro con quello dell’Italia, ci rendiamo conto che il debito italiano è quasi il doppio di quello degli altri paesi. Avere un debito pubblico alto è molto impegnativo per le giovani generazioni: il nostro debito è nato negli anni 70 ed è molto aumentato nel corso degli anni 80 (gli anni della Milano da bere e dell’influenza di Bettino Craxi, il padrino di Berlusconi, sui governi).
Ora i giovani dovranno ripianare il debito senza averne visto i benefici...
Cosa vuol dire avere un debito pubblico più alto del 100 per cento rispetto al PIL (prodotto interno lordo, al momento siamo al 106 per cento)? E’ come se una famiglia avesse un debito tale che per ripagarlo avrebbe bisogno di tutto quello che ha guadagnato in un anno!

Allora uno si dice: ma rimandiamolo alle generazioni future questo debito! In teoria si può fare, ma in pratica vuol dire avere meno risorse per investire in infrastrutture, in sanità, in educazione e in tutti gli altri aspetti necessari a far crescere il paese.
Vuol anche dire che se, in caso di necessità, il paese avesse bisogno di indebitarsi per fatti eccezionali, il nuovo debito sarebbe costosissimo (nessuno dà soldi in prestito a chi ha già tanti debiti, se non con tassi da usura...).
Ogni anno noi paghiamo parecchio: tra i 60 e i 70 miliardi di Euro (viene spontaneo tradurre in lire per chi vuole tornare al vecchio conio: tra i 120mila e i 140mila miliardi di lire...).

Notate dal grafico come l’ingresso nell’euro abbia pressoché dimezzato il costo del debito sui conti pubblici. La figura non è granché e si legge male, ma diciamo che in altezza (ordinate) si legge la percentuale sul PIL rispetto alle ascisse (la linea orizzontale che dà come riferimento gli anni). Tra il 1996 e il 97 la percentuale scende dal 10 al sette per cento e nel 99 al 5,5 per cento. Nel 1993 eravamo al 12 per cento... Dal 2001 – con l’ingresso nell’Euro - l’andamento della curva blu (la nostra) segue più o meno quella verde del debito degli altri europei (anche se è sempre più alta, anche se paghiamo quattro volte l'equivalente della finanziaria 2008).

Ma allora come si riduce il debito? La variabile chiave è l’avanzo primario che è la differenza tra quello che il governo ha guadagnato e quello che ha speso (esclusa la spesa per gli interessi sul debito).
Proprio come per ogni famiglia indebitata l’avanzo primario è il risparmio a fine anno necessario per pagare le “rate” del debito. Piu’ alto e’ l’avanzo primario, prima si riuscira’ a ridurre il debito.

Cosa hanno fatto i governi di centrodestra e di centrosinistra?



Vediamo nel grafico che il governo di centrosinistra nel 1996-2001 ha mantenuto un avanzo primario alto e stabile a circa il 5% del PIL (con punte fino al 6,6 per cento durante il primo governo Prodi). Grazie a questo, il debito italiano è sceso negli stessi anni dal 120 per cento al 108 per cento (ora siamo al 106 percento, come si diceva)!

Invece, durante il governo di centrodestra l’avanzo primario non solo era più basso, ma è diminuito di parecchio, fin quasi a zero.

Poi, come si vede nel grafico, durante il vituperato secondo governo Prodi, l'avanzo primario ha di nuovo cominciato a salire. Adesso siamo attorno al 3 per cento del Prodotto Interno Lordo. E domani? Teniamo d'occhio il nuovo governo e poi potremo valutare... (continua)

rielaborato da un lavoro di Fadi, Marco, Paolo e Salvatore, studenti di master alla London School of Economics.
Eventuali novita’ ed aggiornamenti saranno disponibili sul sito:
http://quattrogattiLSE.googlepages.com

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